28 febbraio 2007

LA TROTTOLA FA L'EN PLEIN ALLE PREMIAZIONI DEL 56° CARNEVALE MUGGESANO

Si è conclusa ieri, con la premiazione delle maschere e dei gruppi più meritevoli, la ricca settimana di manifestazioni che hanno animato le calli e le piazze del Carnevale muggesano. Oltre a vincere la 56° edizione, la Trottola ha fatto anche il pieno di menzioni speciali, a cominciare dalla Maschera d’oro assegnata al Pino ‘silvo-equestre’ che riprendeva uno spot del bagnoschiuma Vidal, seguito dalla sofisticata personificazione del profumo Coco Chanel, che si è aggiudicata il secondo posto. Terzi classificati i bellissimi ventagli dei Mandrioi.
Agli occhi dei giurati, la compagnia vincitrice ha avuto evidentemente una marcia in più, conquistando un en plein di Oscar: come miglior carro, migliori costumi, miglior regia e miglior brio. Ma non basta, la Trottola si porta a casa anche il primo premio come miglior banda grazie agli affiatati musicisti della Gangster Band, seguiti dai portentosi venti delle Bellezze Naturali e dai cioccolatieri della Lampo.
Tra i gruppi che si sono particolarmente distinti nel corso della sfilata di domenica, sono stati segnalati – in ordine di apparizione - Mozart, Baci Perugina e Mon Chéri per la Lampo e i ‘venti’, la maga Circe e le sirene delle Bellezze Naturali. La Brivido ha colto nel segno con i suoi coloratissimi virus, i cromosomi, i DNA e con il gruppo ‘sigarette’. Difficile scegliere nel caso della Trottola, che tra riuscitissime lavande e spiritose arbre magique, ne aveva per tutti i gusti. Le menzioni finali sono andate però alla goliardica Compagnia delle Indie, al gruppo Borotalco e agli spassosi deodoranti per wc. La Bulli e Pupe ha impressionato la giuria con i gruppi delle Amazzoni, delle colonne d’Ercole e del toro di Creta (peccato per l’esclusione delle luganighe di cinghiale che erano veramente simpaticissime). Della Bora sono stati apprezzati il Settebello, la costellazione delle sette stelle dell’Orsa e le spiritose ballerine che han proposto la danza delle sette canovaze. Spettacolari i gruppi delle dame nere del petrolio, dell’energia solare e delle pale eoliche dell’Ongia. Menzione speciale, infine, per la scuola di flamenco (soprattutto per l’irresistibile fascino delle sue danzatrici…), il gruppo sangria e la corrida per i Mandrioi.
Al richiamo del martedì grasso muggesano hanno risposto in tantissimi. Muggia è stata ieri letteralmente invasa dalle maschere, a cominciare dalle minisfilate mattutine degli alunni delle scuole elementari e dell’asilo nido accompagnati dalle Bande delle Compagnie Ongia, Bellezze Naturali, Lampo e Bulli e Pupe. Alle 15.30, in largo Amulia, el gratin della Brivido e l’animazione musicale a cura delle Compagnie hanno vivacizzato il pomeriggio. Sulle note delle sigle dei cartoni e di qualche successo disco anni ’80, i piccoli ballerini si sono scatenati in sfrenati girotondo e balli di gruppo seguendo le indicazioni delle animatrici-Arlecchine dell’Associazione Persemprefioi. In serata hanno imperversato a ruota libera bande e gratini.
È stata un successo anche la nottata danzante organizzata alla Gratinhouse dall’associazione culturale ArT&20-Arteventi con musica e animazione per tutti. Sul palco, il dj Eddy Milani e l’animatore Loco hanno vivacizzato la serata, affidata infine al trionfale gratin de La Trottola. Momento molto particolare è stato quello riservato all’esibizione di danza del ventre a cura del corpo di ballo “Le stelle nel deserto”, capitanato dalla docente Naadirah e movimentato con percussioni, spade e improvvisazioni.
Ma la kermesse carnevalesca non potrà dirsi davvero conclusa fino a domani, quando avranno luogo le cerimonie per i funerali del Carnevale. L’appuntamento è alle 15.30, in Calle Pancera con la compagnia dell’Ongia che allestirà il rituale coronato da un falò ai Giardini Europa. Alle 16.30, in largo Amulia, seguirà la veglia funebre organizzata dai Mandrioi con il ritrovo delle vedove inconsolabili e, infine, la cerimonia conclusiva del Carnevale a cura della Lampo, alle 19 a Santa Barbara, dove il fantoccio verrà sistemato nella bara e poi bruciato.
di Cristina Favento,
pubblicato s "Il Piccolo", febbraio 2009

LA TROTTOLA INEBRIA CON I SUOI PROFUMI E SI CLASSIFICA PRIMA ALLA 56° EDIZIONE DEL CARNEVALE MUGGESANO

È stata un trionfo di ingegno e fantasia la sfilata della 56° edizione del Carnevale muggesano. Un’edizione da record - secondo le dichiarazioni del comune di Muggia e della polizia municipale - che ha portato nella cittadina 30 mila persone. Gli spettatori hanno affollato l’intero percorso della sfilata fin dall’ora di pranzo, accalcandosi poi assieme alle Compagnie e alle loro bande sotto il Municipio, in attesa della proclamazione del vincitore.
A conquistarsi il primo posto in classifica è stata la compagnia Trottola che, inebriando i presenti con il tema “Profumo… di Trottola”, ha iscritto con gioia per la prima volta il proprio nome nell’albo d’oro muggesano.
Il grande corso mascherato è partito - trasmesso in diretta sul sito http://www.carnevaldemujia.com/ – da via Forti, proseguendo poi, tra due ali di folla festanti e colorate, in via D’Annunzio, via Roma, piazza della Repubblica, Largo Caduti della Libertà per concludersi in via Battisti prima di far ritorno ai capannoni di via Trieste. Nella fase iniziale del percorso, il corteo ha subito un rallentamento per consentire i soccorsi ad una spettatrice che è stata colta da un malore ma la sfilata è poi ripresa regolarmente.
Ad inaugurare il variopinto corteo è stata la compagnia Lampo che, seguendo il tema “Cioccolato…”, ha fatto venire l’acquolina ai più golosi con una serie di sfiziosi costumi: dai famosi Mozart – con tanto di compositore al seguito - ai Milka Lofie, ai Condor Bueno. E dopo Maya, americani intenti a distribuire tavolette di cioccolato, mogli frustrate e i portentosi ‘cioccolatai’ della Filarmonica di Santa Barbara, è arrivato il carro principale con Obama che attinge a un barattolone di “Lampella”.
Le Bellezze Naturali si sono dedicate alle vicende di Ulisse con un’”Odissea” in chiave carnevalesca commentata dal presentatore Omero. Vivacissimi i ‘venti’, ovvero la banda di musicisti ormai famosi anche per aver dato vita alla Guggen Band de Muja, e ad effetto il carro principale: un’allegoria dei due orrendi mostri Cariddi e Scilla che minacciano la nave di Odisseo.
Molto divertenti i gruppi della Brivido, a cominciare dall’allegro chirurgo che ha introdotto il tema: “Siamo fatti così”, una colorata esplorazione del corpo umano. Tra molecole di DNA, cromosomi e minacciosi virus multiformi, diversi carri e gruppi hanno rappresentato i vari organi. A quelli riproduttivi ci hanno pensato degli spermatozoi impegnati in un tiro al bersaglio spiritosamente intitolato “Uno su mille ce la fa”. Sul carro principale, dominato da un enorme scheletro che si sollevava di parecchi metri, un gruppo di studenti poco attenti ad una lezione di anatomia. Oltre a deliziare vista e udito, con costumi molto curati e degli accompagnamenti musicali sempre azzeccati, la compagnia vincitrice ha sfruttato appieno le potenzialità del proprio tema, “Profumo… di Trottola”, coinvolgendo appieno anche le narici degli spettatori presenti e inondandoli di odori. Hanno sfilato uno stravagante alchimista seguito da un vortice di essenze e di aromi, una splendida cassettiera invasa dalle tarme, un vascello costruito a regola d’arte, una lavatrice assieme al suo bucato, un esilarante water circondato da un gruppo di solerti deodoranti. Molto carini i piccoli Borotalchi, il gruppo pseudo arbre magique e le personificazioni dei profumi.Molto belli esteticamente sia il carro principale della Bora, un creatore estremamente espressivo con alle spalle una miriade di ingranaggi in azione, che dell’Ongia, un don Quichotte in versione moderna che lotta contro le pale eoliche, curatissimo nei particolari. Ma il più applaudito dai presenti, per l’impatto visivo e per l’efficacia dei movimenti, è stato il Cerbero della Bulli e Pupe che ha portato a Muggia “Le 12 fatiche di Ercole”. Dei Mandrioi, ultimi a sfilare e impegnati in un spagnoleggiante “Olè”, con Don Chisciotte, corride, paella e sangria, sono stati particolarmente apprezzati i gruppi “Scola de Flamenco”, “Sagra De Fameja”, i bei ventagli e lo scatenatissimo toro rosso del carro principale.
Alle ore 18.30, è arrivato l’attesissima classifica delle Compagnie partecipanti. Le premiazioni delle maschere e dei gruppi che si sono distinti durante il corso mascherato, invece, avranno luogo martedì 24 febbraio alle ore 16.30 in Piazza Marconi.
La giuria del 56° Carnevale Muggesano era composta dai registi Giuliano Zannier e Alessandro Marinuzzi; dai truccatori Fulvio Cimarosti e Andrea Buggini, da Emanuela Asquino (diplomata all’Istituto d’arte), dall'artista Carmelo Vranich, dalle scenografe Giuliana Artico e Giulia Zuccheri, dai critici d’arte Marianna Accerboni ed Enzo Santese, dal regista e presidente AIREC Serafino Marchiò e da un protagonista del Carnevale di Bahia, il giornalista brasiliano Marco Antonio Queirot Moura.
di Cristina Favento,
pubblicato su "Il Piccolo", febbraio 2009

LAMPO, CIOCCOLATA... - LE COMPAGNIE DEL 56° CARNEVALE MUGGESANO


La Lampo per combattere la crisi di inizio 2009 si dà alla droga più innocua, alla trasgressione più dolce, all'antidepressivo più forte che ci sia. “Cioccolata…” è il tema della compagnia che aprirà la sfilata della 56° edizione del Carnevale muggesano. E ce n’è per tutti i gusti, dai Maya a Mozart, da un Obama particolarmente ‘abbronzato’ a cascate di nettare bruno per casalinghe frustrate. “Cercheremo di essere particolari come al solito” dice il presidente Giuliano “perché il nostro è sempre stato un gruppo piuttosto innovativo”. Fanno cenni di assenso gli altri componenti della compagnia presenti al cantiere muggesano, tutti sparsi e concentrati sulle loro attività ma allo stesso tempo partecipi della conversazione. Una voce proveniente da un imprecisato ammasso di cartapesta ricorda la trovata di utilizzare la vetroresina applicata ai carri e subito qualcun altro, dal lato opposto, incalza rievocando dei bellissimi cappelli coi gatti, realizzati grazie all’idea di sfruttare la cartapesta anche per i costumi delle persone ‘a terra’. “Ci sono due fondatori storici del Carnevale muggesano che fanno parte della Lampo” racconta Giuliano “uno di questi è Elvino, davvero un inventore geniale. A lui era venuto in mente, per esempio, di costruire le teste di Topolino sulla base di damigiane vuote. L’effetto visivo era strepitoso!”. La grande cura per gli abiti è una caratteristica che tradizionalmente contraddistingue la compagnia fondata da un saltimbanco giocoliere, Lorenzo Tull detto appunto ‘Lampo’, nel 1955 in quel di Santa Barbara. Da dieci anni ormai il popolo della frazione muggesana è sceso a valle ma è rimasto, nell’animo, un gruppo di paese. “Siamo grati al comune per averci messo a disposizione questo spazio gratuitamente” dicono “ma, allo stesso tempo, abbiamo nostalgia dei vecchi tempi su a Santa Barbara. C’era più partecipazione collettiva, la preparazione al Carnevale coinvolgeva tutta la comunità, dagli anziani ai bambini. E ci piaceva la sorpresa che provocava la nostra discesa il giorno della sfilata, quando ci presentavamo dopo aver mantenuto il più stretto riserbo su ciò che c’era in cantiere”.
La Lampo, che negli anni ha accumulato 11 vittorie conquistandosi il terzo posto nell’albo d’oro muggesano, è una compagnia eterogenea e mette assieme persone di tutte le età. Oltre ai ‘cioccolatai’ della Filarmonica di Santa Barbara, diretti dal maestro Liliano Coretti, capisaldi del gruppo sono Claudio, ‘l’uomo delle finiture’ che si è fatto anche il suo carretto personale, l’elettricista Paolo e Franco, l’addetto ufficiale al caffè. E soprattutto sono molto partecipi anche bambini e adolescenti. “Anche se i genitori non possono venire, comunque ci affidano i figli perché prendano parte alla sfilata” spiegano gli organizzatori. “L’esperienza che abbiamo la fortuna di vivere qui a Muggia” racconta Sandro, che si sta occupando di preparare alcune armature per i piccoli partecipanti, “è una formidabile palestra di vita, difficile da trovare altrove. Si possono apprendere diversi mestieri e abilità, dall’improvvisazione teatrale all’artigianato, esercitando sia manualità che inventiva. Una volta i nostri nonni erano più gelosi dei propri saperi, oggi, invece, c’è molta apertura verso i più giovani”. Tant’è vero che la mascotte della compagnia è Erik, un ragazzino di undici anni che, cresciuto in cantiere, alla sua età è già capace di saldare carri assieme al padre Fabio.

di Cristina Favento,
pubblicato su "Il Piccolo", febbraio 2009
Foto di Alessandro Biondi ©

BRIVIDO, SIAMO FATTI COSI' - LE COMPAGNIE EL 56° CARNEVALE MUGGESANO


Al capannone di Muggia che ospita le otto formazioni pronte a sfilare, ci sono moltissimi componenti della Brivido all’opera ma sono tutti sfuggenti e indaffaratissimi. Stiamo parlando di una delle maggiori compagnie muggesane, che, assieme alla “rivale” storica Ongia, è l’unica che ha partecipato al Carnevale muggesano in maniera pressoché continuativa dalla prima edizione, nel lontano 1954. Seconda in classifica con 20 vittorie, di cui 15 assolute e 5 ex aequo, la Brivido quest’anno si cimenta con un’esplorazione parodica del corpo umano che ha per motto il titolo di un vecchio cartone animato: “Siamo fatti così”.
A raccontare il progetto è un improvvisato portavoce della compagnia che si dichiara semplicemente ‘uno dei tanti’, “perché qui a Carnevale siamo tutti uguali – dice – conta poco il nome o che cosa si è e si fa fuori da qui; mentre siamo al lavoro non ci sono distinzioni culturali, politiche o sociali. È un momento di gruppo dove non prevalgono differenze o qualifiche del singolo. C’è chi si realizza nella pittura e chi si presta a preparare il caffè per tutti”.
Il carro di apertura sarà una testa “scoperchiata” che mostrerà il cervello, dicono, circondata da gruppi che faranno riferimento anche alla bocca e all’igiene orale, rappresentata sotto forma di spazzolini e caramelle. Seguiranno tutta una serie di carri “minori ma non piccoli”, precisano gli organizzatori, “anzi, piuttosto impegnativi come lavoro perché ci abbiamo messo molta cura, soprattutto Carlo, insostituibile per saldare e metter su carta”.
Polmoni e fegato si presteranno a facili prese in giro su alcool e fumo, mentre in tema di cuore si tirerà in ballo anche la De Filippi… Sul carro principale siede uno scheletro pronto a riservare qualche sorpresa. Naturalmente animato da lezioni di anatomia in chiave carnevalesca. Grande attenzione è stata dedicata proprio all’aspetto educativo del tema, svolto con tanto entusiasmo anche dai più piccoli componenti della compagnia.
La domenica in cantiere, infatti, ci sono anche un sacco di bambini. “Cerchiamo di portarli qui e farli vivere il Carnevale da vicino perché conoscano e familiarizzino con la tradizione” dicono i genitori “ma anche per trasmettere loro lo spirito di gruppo che ci tiene uniti”. Tutti assieme, senza distinzione d’età, sembrano divertisti parecchio nell’ideazione delle numerose scenette e dei costumi più difficili da rappresentare. “Puntiamo sulla fantasia e non sullo sfarzo degli abiti, visto anche il momento economico poco felice” dicono “cerchiamo la particolarità, l’idea che coinvolga e abbia una buona resa comica”.
Si preannunciano gustose e molto ironiche le varie macchiette in programma per la sfilata. E si ride già solo nel raccontare che “l’allegro chirurgo sarà impersonato da Arrigo, 130 chili di simpatia, nella vita macellaio”.
Tra le file della Brivido non mancano neppure ‘le voci dell’esperienza’, ossia i mascheranti storici che hanno fatto già 40 Carnevali, e i cabarettisti nati come ‘zio Claudio’, “esperto di teatro e di buonumore”. Perché non sempre è facile reggere due mesi di lavoro volontario a questi ritmi e in una grande compagnia è indispensabile anche motivare la gente, spiegano i componenti del gruppo. In tal senso, il traino della Brivido pare essere Dario Babà: “per anni di partecipazione e carisma, è il personaggio che più fa gruppo - dicono - trova sempre la chiave giusta per farti tirar fuori una marcia in più”.

di Cristina Favento,
articolo pubblicato su "Il Piccolo", fabbraio 2009
Foto di Alessandro Biondi ©

L'ODISSEA DELLE BELLEZZE NATURALI - LE COMPAGNIE DEL 56° CANEVALE MUGGESANO

Quattro sono i pilastri delle “Bellezze Naturali”, compagnia storica del Carnevale muggesano, e rispondono al nome di Christian, Giorgio, Mauro e Giampaolo, meglio noto come ‘Manolo’. “Negli anni Ottanta, nonostante due vittorie, ci siamo ritrovati praticamente da soli a rifondare la compagnia” racconta Christian, il presidente, “ma abbiamo superato felicemente quel momento di crisi e siamo nuovamente cresciuti, fino a raggiungere, negli ultimi anni, risultati che danno tanta soddisfazione. Come ad esempio il carro di Pegaso dello scorso anno, il più apprezzato, sembra, dagli addetti ai lavori e dalle altre compagnie”.
I componenti del gruppo muggesano, tutti lavoratori che riescono a venire a dare una mano al capannone solo la sera, hanno iniziato a prepararsi a novembre, in modo da potersi dedicare ai carri per tempo. Parlano di un bel clima al cantiere e di grande solidarietà tra le compagnie al lavoro. “Xè chi te presta l’omo per meter su le impalcadure e xè chi te domanda una man de pitura” dice Christian “e se podemo aiutarse a vicenda no se rifiutemo mai”. Perché la competizione carnevalesca si gioca non sulla sfortuna altrui ma sulle capacità e sulla fantasia di ogni singola compagnia, è questo il bello, spiegano. “La rivalità vale solo la domenica, giusto il tempo della sfilata, e alla sera siamo tutti amici come prima”.
Il tema di quest’anno, “Odissea”, è stato scelto per assecondare una certa vocazione culturale che appartiene alle Bellezze Naturali sin dal nome, scelto agli esordi, nel 1952, quando si tentò di far conoscere al pubblico, in chiave carnevalesca, i più caratteristici angoli di Muggia. “A cadenza più o meno biennale, ci occupiamo di un argomento letterario, mitologico o comunque ‘storico-culturale’, per avere occasione di approfondirlo e di rispolverare le conoscenze anche di chi assiste alla sfilata”, dice Christian, “perché ala fine, un tema cussì un poco lo conosi tuti ma ben nisun…”.
Si inizierà da alcuni ‘stupefacenti’ mangiatori di loto, seguiti da ciclopi e da certi indisciplinati ‘venti’ sfuggiti al controllo di Eolo, che altri non sono se non gli scatenati musicisti che hanno formato il nucleo iniziale della ormai famosa Guggen Band. E continuando con Omero, Circe, Tiresia e Penelope, si arriverà in chiusura - unica licenza cronologica dicono – al carro principale: un’allegoria dei due orrendi mostri Cariddi e Scilla, che con i suoi tentacoli ghermirà la nave di Odisseo.
Sono tutti impegnatissimi negli ultimi preparativi ma il titolo di ‘più volonteroso del gruppo’ spetta all’elettricista Giorgio, dicono i presenti, anche per la sua ‘spaventosa’ abilità manuale. A lui va il merito di aver forgiato l’immagine del carro dando forma alla struttura, una matassa di fondino di ferro e cartone. Il componente storico delle Bellezze che non si può non citare è invece Franco Masin mentre alle donne della compagnia, tutte a casa, va il merito di sopportare i propri compagni in questi mesi, “che no xè poco!” dicono. “E poi tra i nostri pezzi forti c’è Tojo” aggiunge Christian “un sostenitore cinquantenne che al capannone non viene mai e in sfilata poco perché “no ghe piasi”, ma nei sei giorni di Carnevale è il nostro ispiratore!”.
di Cristina Favento,
articolo pubblicato su "Il Piccolo", fEbbraio 2009

PROFUMO DI... TROTTOLA! - LE COMPAGNIE DEL 56° CARNEVALE MUGGESANO

La Trottola già nel nome racchiude tutto il brio che caratterizza il gruppo muggesano. Partecipe per la prima volta fuori concorso del Carnevale nel 1968, la compagnia ha appena compiuto quarant'anni e si appresta a festeggiarli piena di energie. “Siamo una grande famiglia molto eterogenea” racconta il presidente Lucio Zorzon “si va dagli operai di officine, agli studenti, ai pensionati. Io appartengo a quest’ultima categoria e ogni mattina mi presento di buon’ora a portare avanti il grosso del lavoro per poi lasciare tutto in mano ai giovani, che arrivano più tardi e vanno avanti fino a notte”. Oltre ad essere di poche parole, Lucio sembra un po’ sulle spine mentre parla. È cordiale ma sta lottando col suo senso del dovere: si capisce che ha interrotto di malavoglia le sue attività ed è impaziente di rimettersi al lavoro. I vicini di cantiere dicono che quelli della Trottola sono sempre i primi a finire i carri, addirittura con diversi giorni d’anticipo rispetto alla sfilata. “Quest’anno però è una lotta contro il tempo, anche perché abbiamo molti carri di grandi dimensioni - spiega Marco, pittore ufficiale della compagnia assieme ad Elisabetta, che si è destreggiata tra pennello e lavori di sartoria, occupandosi anche di vestire la banda. Mentre parla, Marco continua a dipingere senza mai interrompersi. “Vogliamo comunque concludere entro domani, giovedì grasso” dice “per essere liberi di partecipare alla festa dal primo all’ultimo giorno. Siamo sempre stati una delle poche compagnie che ci tiene a fare il Carnevale anche in strada, non solo dentro al capannone”.
E per sostenere i ritmi da stacanovisti, si fa tutto a tempo di musica, è un’abitudine che caratterizza fortemente la compagnia. Non è un caso, infatti, che sia stata proprio la Trottola a dare inizio alla tradizione dei ‘gratini’, i carri ambulanti che, muniti di casse e amplificatori, negli ultimi anni hanno animato le calli muggesane facendo ballare anche i muri. “Il vero Gratin storico, ovvero il ‘Grattomico’, lo abbiamo inventato noi 30 anni fa” spiega Lucio “è stato il primo e il più potente. È nato sia perché allora non avevamo una vera e propria banda, sia per far contenti i più giovani, che pensano soprattutto al divertimento”. Tant’è che, il venerdì e il sabato sera, assieme al gruppo della Bulli e Pupe, la ‘muleria’ della Trottola trasforma il capannone in una sorta di cantiere discoteca. Fondamentale è l’apporto di dj Garcio che, oltre ad intrattenere i lavoratori, si è occupato anche delle musiche della sfilata. Ogni gruppo mascherato domenica prossima avrà infatti il suo accompagnamento, "sparato rigorosamente a palla".
La compagnia è tutto un soprannome, spiega il presidente, perché, altrimenti, se chiami un nome e ti rispondono in dieci. Ed è così che nella lista dei doverosi ringraziamenti compaiono ‘Fure’, ‘Denny’, ‘il gruppo delle pecore grigie rigorosamente presenti in notturna’ e 'Pianta', colonna portante del gruppo dicono, che si è occupato della struttura del carro principale. Poiché il tema di quest’anno è “Profumo di… trottola”, si tratta di una simpaticissima puzzola in stile cartoon circondata da un turbinio di movimenti - delle braccia, della testa, dei fiori - tutti curati dal "Matita". Ma compariranno in sfilata anche enormi cassettiere, alchimisti ed elefanti. Per non parlare di un veliero di sette metri, realizzato ‘bim bum’ dall’ingegno del ‘Spagnoletto' in due soli giorni.

Cristina Favento,

articolo pubblicato su "Il Piccolo", febbraio 2009

BULLI E PUPE, LE 12 FATICHE DI ERCOLE - LE COMPAGNIE DEL CARNEVALE MUGGESANO

L’angolino del capannone muggesano che ospita la Bulli e Pupe sembra quasi un centro sociale. La compagnia è la più giovane a Muggia come media d’età. “Siamo molto affiatati – dicono i ragazzi - non ci frequentiamo solo a Carnevale, siamo un gruppo vero per 365 giorni all’anno. Andiamo assieme al mare, in vacanza, negli stessi locali, e organizziamo anche altre attività, come il motoraduno gestito assieme a quelli della compagnia Trottola, anche lori muleria come noi”.Dopo qualche anno trascorso a farsi le ossa, la Bulli e Pupe sembra essere in un momento di evoluzione e, grazie all’esperienza accumulata, ha deciso di mettersi alla prova portando in sfilata, tra il serio e il faceto, le dodici fatiche di Ercole. “Gavemo ciapà un poco de coraggio insoma - dicono - e ci siamo buttati con tema più elaborato rispetto al nostro solito: abbastanza complesso da gestire, con costumi più impegnativi e sketch ideati con riferimento alle vicende mitologiche".
Il carro principale rappresenta l’ultima fatica: la sconfitta di Cerbero, il guardiano delle porte infernali. A realizzare le tre teste di cane che incombono minacciose è stato il vicepresidente Christian, impegnato appunto a plasmare le forme sopra le sagome in ferro. “Lo faccio da anni – racconta il giovane ‘pupista’- ho imparato sin da piccolo da uno dei più vecchi della compagnia, semplicemente passando ore ad osservare affascinato ciò che faceva lui. Ora sto cercando di trasmettere questa mia conoscenza ai più giovani, come Daniel e Stefano”. A quest’ultimo, impiegato di giorno e disegnatore la sera, si deve la creazione su carta della creatura tricefala che ha poi preso forma in cantiere.
Il Cerbero della Bulli e Pupe è un aggressivo cane fantasy a tratti più simile a un drago. Gli artefici ne fanno una questione di stile e hanno dedicato grande attenzione all’estetica, che soddisfa un gusto “più moderno” dicono, e ai movimenti, che saranno più veloci e più articolati. Indicano fieri il grande pianale interno al carro che nasconderà quattro persone impegnate ad animare le code serpentine e le tre teste di cane. Ideatore della trovata, nonché responsabile per ingranaggi, meccanismi e soluzioni tecniche, è il presidente Sergio, marinaio di Porto San Rocco che al capannone s’improvvisa ingegnere. “Il nostro problema principale durante la sfilata sarà stringere le teste e le code di Cerbero nella famigerata curva del bar Torino” aggiunge Christian, riferendosi alla svolta più insidiosa del percorso muggesano “ma confidiamo nell’abilità alla guida di Fabrizio, il trattorista-Ercole dell’ultima fatica”.
Le ragazze della comitiva si sono impegnate quest’anno a curare regia, ritmo e comunicazione, assicurandosi di garantire una certa continuità e coerenza nei movimenti e negli abbinamenti cromatici dei costumi e dei carri. Cristina, detta mama, gestisce e coordina i vari gruppi, un po’ come una chioccia coi suoi pulcini. Ma nella serata di venerdì svestirà i panni materni per trasformarsi in Mama jaga, una grintosa dj di musica house che avrà il compito di animare la Gratinhouse di Piazzale Alto Adriatico.

di Cristina Favento,

pubblicato su "Il Piccolo", febbraio 2009

LA BORA, SETTE - LE COMPAGNIE DEL 56° CARNEVALE MUGGESANO


La compagnia la Bora è una delle ultime nate nella gioiosa famiglia del Carnevale muggesano ed è rappresentata dal più estroso presidente in circolazione al momento. Trattasi di quel Dario Macor che, qualche giorno fa, intervenuto in qualità di vicepresidente di tutte le compagnie alla conferenza di presentazione della 56° edizione del Carnevale muggesano, ha emozionato con la sua commozione l’intera platea. Senza grandi discorsi e con estrema spontaneità, il presidente della Bora è riuscito ad esprimere alla perfezione quel trasporto viscerale che coinvolge tutti gli infaticabili lavoratori che portano avanti con tenacia questa splendida ma faticosa tradizione.
“Noi della Bora siamo in pochi, siamo tra le compagnie più piccole assieme alla Bulli e Pupe, e ci spalleggiamo a vicenda in questa lotta impari" dice sorridendo Dario, che di giorno si occupa di ripavimentare in pietra mezza Trieste e la sera si dedica ai preparativi per il Carnevale. Quando si chiede in giro qual è il tratto distintivo del presidente, gli interpellati rispondono senza esitazione "l'originalità nell'abbigliamento". Non a caso sua moglie è una sarta che gli invidiano in tutto il capannone. Solo per questa edizione ha già all'attivo 70 costumi confezionati, ma sembra che a casa sua ci siano ben cinque enormi armadi straripanti di abiti variopinti.
“Mi son el presidente ma chi comanda xè la first lady, mia moglie Laura: xè ela che tien su tuto!" conferma Macor e racconta che, in questo periodo, la sua infaticabile consorte al mattino lavora per lui in ufficio, "chè sennò va a rodoli l’azienda", ma ha il pomeriggio libero per potersi dedicare ai costumi. Laura inizia a cucire ogni giorno subito dopo pranzo e va avanti a far vestiti fino alle due del mattino. È così che è riuscita a vestire tutta la banda e a preparare anche gli abiti del suo gruppo, le sette stelle dell’Orsa Maggiore.
Sette è infatti il tema scelto dalla Bora per il 2009 e sarà sviluppato in sfilata con sette gruppi che attingono dal mondo musicale a quello fiabesco, declinati però in chiave triestina. Divertentissimi, ad esempio, i 7 nani della compagnia ribattezzati, da Crostolo a Ramandolo. Il carro principale è una rappresentazione “abbastanza” classica del creatore - “perché no volevimo esser blasfemi” spiegano - curatissima nei dettagli, soprattutto del viso e delle dita. Tale maestria plastica è stata realizzata grazie all’utilizzo di polistirolo anziché cartapesta. Artefice della trovata è lo scenografo Christian, che ha disegnato il progetto con grande competenza, realizzando poi la testa e le mani. Dietro alla struttura portante e ai complessi meccanismi che nasconde il carro ci sono, invece, due infaticabili come “l’ingegner” Renzo e Armando, il più stacanovista, che commenta un po’ sconsolato “qua tuti xè boni a ciacolar e dopo, quando xè de lavorar, i me lasa solo!”. Ma è un attimo, e non appena ci mostra con orgoglio la sua creatura, gli si illumina il viso e torna l’allegria.
“Siamo una compagnia di spensierati e ci sono due correnti parallele - dice Dario - entrambe fondamentali: i saldatori e i “saltatori”, cioè gli animatori del gruppo, che sono poco presenti in cantiere – anche perché non tutti ce la fanno a conciliare col lavoro - ma quando c'è da far baldoria non si tirano mai indietro!".

di Cristina Favento,
articolo pubblicato su "Il Piccolo", febbraio 2009
Foto di Alessandro Biondi ©

ONGIA - ENERGIA? YES, WE CAN! - LE COMPAGNIE DEL 56° CARNEVALE MUGGESANO


Carnevale sarà una doppia festa quest’anno per l’Ongia. Nata nel 1939 dall’iniziativa di un nutrito gruppo di ragazzetti accomunati da unghie malconce a causa del lavoro nel cantiere navale, la compagnia muggesana celebra nel 2009 ben settant'anni di attività. Oltre ad essere la più longeva, reduce da quattro vittorie consecutive, l'Ongia è anche la compagnia più premiata dei Carnevali muggesani. E l’unica che può vantarsi di non aver mai perso neppure un'edizione della manifestazione, sempre rigorosamente accompagnata dalla sua omonima banda.
Il motto scelto per la sfilata di quest’anno è “Energia? Yes we can” e fa riferimento alle potenzialità delle fonti energetiche alternative ma anche ad un certo ottimismo spiritosamente borioso che caratterizza la compagnia.
A supervisionare i lavori in corso c'è Italo Deponte, presidente dell’Ongia da quattro anni ma partecipe delle sorti della compagnia dal ’73, quando da ragazzetto faceva parte della banda e s’intrufolava nel cantiere del gruppo.
All’epoca, racconta, si prestava all’occorrenza – metter carta, piantar chiodi, lavare i bicchieri del chiosco - mentre ancora le basi dei carri si facevano in legno e non in metallo, come adesso. “Poi coi anni son diventà bel grande” scherza autoironico toccandosi la pancia “e son stà anche eletto dalla compagnia, perché de solito i ciol quei che no xè boni a far niente altro, cussì i fa i presidenti e noi intriga”. Italo racconta che ogni anno in questo periodo appende al frigo un permesso speciale che sua moglie, conosciuta proprio all’interno della compagnia, firmò 25 anni fa per autorizzarlo ufficialmente a far bagordi a Carnevale…
Pezzi forti dell’Ongia sono anche la pittrice Barbara, perché “quel che la decidi, quel se fa e no se discuti”, i due Giorgi che si accollano la parte strutturale, la squadra di mogli al lavoro sui 50 costumi della banda, prima tra tutte “La Gabana”, il cuoco Livio e soprattutto tutto il popolo sommerso che durante la sfilata non si vede, come Loris, “el tratorista mato”. E guai a dimenticare Franco, che lavorava all’Aquila e che sin dagli anni Trenta fa le teste dei pupi. È stato uno dei primi ad unirsi al gruppo e non è mai mancato all’appello per i “lavori de fin”, dice Italo. Oggi si occupa soprattutto di tramandare le proprie conoscenze ai più giovani che portano avanti il mestiere.
A sfilare col consueto sfarzo, coordinate da una regia molto ritmata, ci si aspettano circa in 200 persone dicono gli organizzatori, ma le altre compagnie vociferano che l'Ongia tenda a minimizzare a sia capace di portarne in strada il doppio. "C’è molta rivalità tra compagnie - dichiara Italo - ci aiutiamo e sosteniamo reciprocamente, ma resta comunque una gara, e lo spirito competitivo si fa sentire! Specialmente quest’anno che i carri sono tutti particolarmente belli... Qua è come essere al Palio di Siena però coi metodi del Carnevale di Viareggio!".
Il carro principale dell’Ongia sfoggerà un moderno Don Chisciotte a cavallo di una moto fiammeggiante puntata non più contro i mulini a vento ma contro pale eoliche in movimento. Italo confessa che il tema scelto quest’anno a lui non piace, “ma rispetto la scelta della maggioranza e farò comunque del mio meglio - aggiunge - perché il Carnevale è parte integrante delle nostre vite tutto l’anno, non solo in questo periodo, e non si può non dare il massimo”.

Cristina Favento,
articolo pubblicato su Il Piccolo, febbrario 2009
Foto di Alessandro Biondi ©

MANDRIOI, OLE' - LE COMPAGNIE DEL 56° CAREVALE MUGGESANO

Appena entrati allo storico capannone muggesano dedicato alle compagnie del Carnevale, s’incappa nell’enorme muso di un toro ancora senza orecchie né colore ma già pronto a sbuffare simpatia. Ben presto la sagoma dell’animale si tingerà di un rosso acceso e farà bella mostra di sé sopra il carro principale dei Mandrioi. La compagnia, fondata nel 1972 in quel di Zindis da un gruppo di amici, ha scelto quest’anno di concentrarsi sul tema della Spagna e il suo motto per il Carnevale 2009 sarà “Olè”. Una scelta strategica, confessano gli organizzatori, perché con lo svantaggio di essere gli ultimi a sfilare, non aveva senso bruciarsi il vero tema che avevano in mente ma che terranno caldo per l’anno prossimo, quando saranno i primi a partire. “Per questa edizione, abbiamo deciso di puntare al divertimento e di affrontare un’idea fattibile che ci piaceva, portando in strada il folklore di una nazione ricca di spunti”.
Si andrà dal carro di apertura che ha le sembianze di un Don Chisciotte stilizzato, alle opere di Dalì, fino a una rappresentazione particolare del Barbiere di Siviglia, passando per flamenco, paella e sangria. E sul carro principale arriverà il richiamo alla tradizione della corrida rappresentata, appunto, da un enorme toro rosso.
Si discute, a pranzo, se agghindarlo con un pirsing al naso piuttosto che con un orecchino, tutti d’accordo scherzano invece sullo spinello in bocca. Attorno ad una tavolata improvvisata in mezzo al cantiere, ci sono una ventina di persone che pasteggiano con “fasoi”, melanzane, patate, vino e dolci in quantità. Quasi tutti uomini, perché le donne in questi giorni sono a casa intente a cucire gli abiti che sfileranno. Per lo più, ma non solo, si tratta di pensionati che hanno alle spalle anni di esperienza nei cantieri navali o nelle officine, come il cordiale presidente Giovanni che ha progettato il carro principale. Sono veri e propri artigiani che si divertono a metter mano al ferro con creatività e che impersonano una “filosofia della costruzione” vecchia maniera. E si parla dei tanti Carnevali passati assieme, ricordando con orgoglio la miriade di ingranaggi che riproducevano la ruota con l’uomo di Leonardo o una ricostruzione del Tram de Opcina tanto fedele all’originale che si era pensato addirittura di affiancarle per fare uno scherzo. Senza dimenticare un carro finito in fiamme proprio prima della sfilata tre anni fa!
<> racconta Francesco, alias “el geometra al contrario”, che si occupa delle parti elettroniche e degli impianti di amplificazione. Ma ci sono anche il falegname Diego, Italo che costruisce le strutture di supporto per poter lavorare attorno ai carri, il più giovane Federico, intento ad ultimare una riproduzione della Sagrada Familia, e altri ancora. Da quando hanno iniziato a lavorare, dopo l’epifania, i componenti dei Mandrioi si ritrovano al capannone di buon ora quasi ogni giorno. E si vede che ad unirli, oltre al Carnevale, c’è soprattutto la voglia di stare assieme. “Proprio per questo, oltre a saldatori, pittori e sarte” dicono “xè fondamentali i cuochi, per non farse mai mancar la roba più importante: magnar e bever!”.
Cristina Favento
articolo pubblicato su "Il Piccolo", febbrario 2009

27 febbraio 2007

IO, L'EREDE di EDUARDO DE FILIPPO

Buono il ritmo, ottimi gli interpreti, originale l’idea. “Io, l’erede” di Eduardo De Filippo, in scena al Teatro Cristallo dal 16 al 25 marzo, ha gli elementi giusti per dar vita ad uno spettacolo di qualità, divertente e acuto. Fa sorridere l’ennesima paradossale situazione creata dal talento drammaturgico di De Filippo, di un riso, però, talvolta amaro.
La commedia, nata da un fatto che Eduardo definì autobiografico, era decisamente in anticipo sui tempi rispetto all’epoca in cui fu scritta ed ebbe una vita piuttosto travagliata. Scritta in napoletano nel 1942 e recitata malvolentieri da Peppino, fu modificata e appena nel 1968 riscritta in lingua italiana. Ribeira muore dopo aver trascorso gli ultimi 37 anni della sua vita ospitato e mantenuto dai Selciano, buona famiglia dell’alta borghesia da sempre generosa verso i bisognosi. Dopo i funerali, con grande meraviglia dell’intera famiglia, Ludovico, figlio di Prospero, si presenta a rivendicare il posto del padre e il patrimonio affettivo cui avrebbe diritto come unico legittimo erede.

Una rivendicazione coerente e incontestabile che dà vita a una serie di gustosi duelli verbali dai risvolti sempre inaspettati. Stravaganti e cavillose argomentazioni logiche accompagnano l’appassionante susseguirsi di situazioni, ai limiti dell’assurdo, che smascherano poco a poco finti buonismi e ipocrisie. Lo spettatore si accorge ben presto che l’eredità non consiste, infatti, di soli benefici ma di altrettante obbligazioni, che dietro a una presunta carità cristiana si nascondono responsabilità trascurate e un morboso sodalizio tra benefattore e beneficiato.

Le complesse interazioni dei protagonisti sono ricche di spiritose coloriture comiche, vivacizzate in maniera riuscitissima da un affiatato gruppo di bravi attori. Spiccano un deciso e convincente Geppy Gleijeses nei panni di Ludovico ed una spiritosa e malinconica zia Dorotea interpretata en travesti da un disinvolto Leopoldo Mastelloni. Completano il cast Marianella Bargilli, Umberto Bellissimo, Margherita Di Rauso, Antonio e Ferruccio Ferrante, Gabriella Franchini e Valentina Tonelli.

La regia di Andrèe Ruth Shammah sottolinea il pirandelliano disincanto esistenziale e gli aspetti di forte critica sociale che caratterizzano il testo. Alla buona riuscita della rappresentazione contribuiscono la scenografia e i costumi di Gian Maurizio Fercioni, le musiche di Michele Tadini e i suggestivi effetti di luce creati da Marcello Mazzetti. Un De Filippo da vedere dunque, ben messo in scena, che rivela una penetrante e implacabile lucidità di giudizio e si può collocare a pieno titolo tra i grandi classici del ‘900.

di Cristina Favento

19 febbraio 2007

IL BIPEDE BARCOLLANTE DI PAOLO HENDEL

“Che razza di razza siamo? Dalla scimmia a Bruno Vespa, vi sembra questo un risultato di cui andar fieri?” S’interroga così Paolo Hendel nel suo ultimo spettacolo, Il Bipede Barcollante, rappresentato al Teatro Miela venerdì scorso.
Noto al grande pubblico per le scorribande satiriche e le innumerevoli apparizioni anche al cinema e in tv (indimenticabile il suo Carcarlo Pravettoni in Mai dire Gol), il comico toscano, dopo W l’Italia e Non ho parole, si ripresenta a teatro con una rilettura della realtà sociale e politica in chiave antropologica.

Un bel giorno l’uomo primitivo abbandonò la sua comoda e sicura andatura a quattro zampe per conquistarsi una posizione ben più… precaria ed instabile. In altre parole, abbiamo sbagliato sin dall’inizio. Si parte dunque dall’origine dell’umanità e, ripercorrendo alcune tappe darwiniane, si arriva sino all’estetica del ‘900 e agli orrori contemporanei. Da Adamo ed Eva, “tutto sto casino perché si son mangiati una mela, figuriamoci se era uno strudel”, all’Homo Erectus, da Bin Laden a Marzullo, passando e ripassando per Sandro Bondi, sino ad arrivare a Shopenhauer, il famoso terzino della Sampdoria… Tutti saranno infine giudicati nell’aldilà perché Dio esite, nonostante Bertinotti si ostini coerentemente a negarlo, e al sommo giudice dovranno render conto, calciatori inclusi, persino Bush.
La scenografia è quasi inesistente ed Hendel, che ha scritto il testo assieme a Piero Metalli e la collaborazione di Sergio Staino, ci intrattiene con una mimica essenziale ma efficace e con la sua caustica ironia. Solita irresistibile verve, solito accento fiorentino condito da qualche volgarità al momento giusto, e arrivano immancabili gli applausi e le ristate. Hendel conquista con una comicità semplice, pungente, attenta al quotidiano.

Stavolta non vuole parlare di politica dice, però deve pur ricordare Super Silvio, il suo benefattore, a suo tempo un eccezionale fornitore di materia prima. È un periodo critico per il re del lifting, “che si è fatto da sé e che poi hanno rifatto in tanti”, popolare ormai solo grazie alla moglie Veronica e vittima del diabolico piano di Prodi: far sentire inutile l’opposizione perché “ormai il governo si mette in crisi da solo”.
Tramontata l’era berlusconiana, anche per la satira sono però tempi difficili. “Prodolone” s’impegna ma al massimo riesce ad essere “l’unico ciclista al mondo a farsi il giro d’Italia in pullman”.
Dopo le personali dissertazioni su evoluzione e televisione, salute e attualità politica, i grandi quesiti esistenziali restano… Chi siamo? Dove stiamo andando? Ma, soprattutto, ci basteranno i soldi per la benzina e riusciremo ad evitare l’autovelox?


di Cristina Favento,

pubblicato sul quotidiano "Il Piccolo" del 18 febbraio 2007


08 febbraio 2007

DIVERSITà E SALUTE MENTALE, INCONTRO ORGANIZZATO DAL PD PER DISCUTERE SULLA LEGGE 180

Dalla Stazione Marittima si è alzato ieri un coro di voci “contro il tentativo in atto di cancellare la legge 180 e di ricostruire manicomi e discriminazioni, e soprattutto contro gli attacchi all'esperienza triestina che della riforma è stata la culla”. In una sala gremita di gente, dopo la proiezione di un video con alcune dichiarazioni di Franco Basaglia, ha preso forma ieri sera un lungo incontro pubblico intitolato “Diversità e salute mentale, anche noi siamo cittadini di Trieste”. Organizzata dal gruppo consiliare Pd, l’iniziativa è stata una risposta forte e partecipata alle polemiche che ha suscitato in questi giorni il caso di Eva, balzato all’attenzione della cronaca nazionale in seguito all’articolo apparso qualche giorno fa su Libero che riportava alcune dichiarazioni della madre della ragazza schizofrenica in cura a Trieste.
“Attaccarsi alle difficoltà che la gestione di un caso può comportare per colpire - attraverso il suo elemento maggiormente simbolico - la legge 180, appare una operazione ignobile che vede tutti gli psichiatri del Friuli Venezia Giulia schierati a fianco dei colleghi triestini” dichiara la Società Italiana di Psichiatria per bocca del suo rappresentante Lillo Ansaldo. Sono solidali anche il segretario regionale PD Bruno Zvech, Michele Zanetti, preside del Collegio del Mondo Unito, e gli esponenti PD Roberto Cosolini e Tamara Blažina, che ha auspicato una possibile proposta di legge presentata dal Partito Democratico da costruire sulla base dell’esperienza triestina.
“Siamo preoccupati perché delle questioni più delicate si discute poco e con superficialità, mentre siamo attaccati da chi porta avanti una campagna forte di facciata e di immagine” ha dichiarato Beppe dell’Acqua. Il direttore del DSM di Trieste sostiene che bisogna uscire dai luoghi comuni e rilanciare la questione in maniera critica, affrontando tutta una serie di questioni pratiche e molto delicate. “La legge 180 resta una fondamentale legge di indirizzo” ribadisce “oltre a difenderla, c’è bisogno di risposte concrete, di programmazione, di riarticolare nel territorio un sistema di servizi che possa aiutare le persone.
Dello stesso avviso è anche Franco Rotelli, che prospetta una strategia comune e di politiche integrate per lo sviluppo di servizi territoriali totali, nell’ottica di un sistema di welfare. “Siamo in ritardo di trent’anni ed è ora di mettere ordine”, ha dichiarato il direttore generale dell’ASS, ribadendo la necessità di distinguere tra l’importanza civile, politica e culturale della riforma Basaglia e le questioni operative ed amministrative.
Nel corso dell’incontro, sono intervenuti anche alcuni pazienti dei centri di salute mentale, affiancati da familiari, operatori, amministratori e rappresentanti di associazioni. Tutti a testimoniare il valore della riforma attuata da Basaglia e la necessità di proseguire un percorso importante. “La legge 180 ha costruito un rapporto tra cittadini e città che va ben oltre Trieste e l’ambito della salute mentale” ha ricordato Pier Paolo Rovatti “Qui si è costruita una cultura della soggettività e dei diritti che riguarda tutti e che costituisce un esempio da adoperare”.

56° EDIZIONE DEL CARNEVALE MUGGESANO

Coi tempi che corrono, c’è davvero bisogno di un’ondata di sana allegria! Sembra essere questo il messaggio che arriva dagli organizzatori del Carnevale che animerà le calli e le piazze di Muggia dal 19 al 25 febbraio. Ad annunciare il programma e le novità della 56° edizione, si sono riuniti ieri mattina a Muggia, alla Sala Millo, il sindaco della cittadina Nerio Nesladek, l’assessore alla Promozione della città Roberta Tarlao, assieme alla responsabile del Servizio Cultura e Promozione Barbara Negrisin e ad un commosso vicepresidente delle Compagnie carnevalesche muggesane Dario Macor. All’incontro è intervenuta anche la Presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat che, augurando un po’ di serenità e buon tempo, ha elogiato l’iniziativa soprattutto per la sua capacità di valorizzare le abilità artigianali e le tradizioni culturali del territorio che rappresenta.
<> ha dichiarato il sindaco di Muggia Nerlo Nesladek, ricordando l'importanza della manifestazione anche per l’indotto economico che porta e sottolineando lo sforzo di ridurre al massimo i disagi arrecati ai muggesani.
Per consentire ai residenti nel centro storico un po’ di tranquillità dopo mezzanotte ma anche ai più vivaci far festa fino a tardi, infatti, l’amministrazione ha messo a disposizione lo spazio del piazzale Alto Adriatico. Qui sarà allestita dalla Pro Loco Muggia la grande novità del 2009: la “Gratinhouse”, un enorme tendone riscaldato di 600 metri quadrati. Ogni sera a partire dalle 21, lo spazio sarà animato appunto dai celebri “Gratini” delle Compagnie del Carnevale e da alcuni eventi musicali. Tra i più importanti: la serata in compagnia di Radio Company (sabato 21), l’appuntamento discotecaro di martedì grasso e il concerto rock della John Prasec Band (venerdì 20).
Gli spazi del centro storico, regno quest’anno delle bande in costume, saranno invece dedicati agli appuntamenti tradizionali. A cominciare dall’apertura (giovedì 19 febbraio), in Piazza Marconi, con il consueto “Ballo della verdura” accompagnato da I Fraieri. Seguirà la performance dei Materiaviva, un gruppo di artisti romani che si esibirà in scenografiche acrobazie circensi e spettacolari numeri teatrali per dare il benvenuto al Re Carnevale. Ad infervorare aperitivi e serate musicali in piazza ci penseranno le bande dell’Ongia, compagnia che quest’anno festeggia ben 70 anni di attività, della Lampo e la strepitosa Guggen Band de Muja (sabato 21), reduce dal recente successo all’Arena di Verona. Non mancheranno la megafrittata in piazza (lunedì 23 febbraio), l’annullo postale (domenica 22) che richiama ogni anno filatelici da tutt’Italia, il Concorso fotografico nazionale che ha per tema il Carnevale muggesano e il torneo di bocce. Ai più piccoli saranno dedicati intrattenimenti, minisfilate e, in particolare, il Ballo della Bambole al Verdi (venerdì 20) ed un torneo di calcio organizzato dall’A.D.S. Muggia.
Il momento più atteso, la sfilata dei carri allegorici preparati dalle otto Compagnie muggesane, arriverà domenica 22 febbraio, con partenza alle 13.30 da via Forti e conclusione in via Battisti. Dopo le premiazioni, previste in piazza Marconi alle 18.30, i festeggiamenti proseguiranno a ruota libera. La sfilata sarà da quest’anno visibile on line all’indirizzo http://www.carnevaldemuja.com/ che mette a disposizione anche molti materiali informativi.
Mercoledì 25 febbraio, giorno delle Ceneri, a partire dalle 15.30 in Calle Pancera, saranno infine celebrati i funerali del Carnevale mentre alle 19, a Santa Barbara, avrà luogo la cerimonia di chiusura della 56° edizione.
Cristina Favento, articolo pubblicato su "Il Piccolo" di domenica 8 febbrario 2009

L'arte e la maniera di abboradare il proprio capoufficio di Georges Perec

Nel 1968 Georges Perec, polivalente sociologo francese, scriveva L’arte e la maniera di abbordare il proprio capoufficio per chiedergli un aumento, un racconto senza punteggiatura da leggere tutto d’un fiato, strutturato sulla base di una binaria progressione d’ipotesi combinatorie.
L’intento era naturalmente istruire l’ingenuo impiegato di turno su come riuscire ad approcciare il suo superiore per farsi aumentare lo stipendio.

Leggi l'articolo su Fucine News

di Cristina Favento

06 febbraio 2007

MOMIX SUN FLOWER MOON


Al Rossetti il 19 gennaio i Momix hanno aperto il tour italiano 2007 con “Sun Flower Moon”, nuovo spettacolo di Moses Pendleton ispirato ad un mondo misterioso e lunare. Le suggestioni prendono forma in un paesaggio surreale dove si muovono figure sospese e incantatrici in un fascinoso gioco d’illusioni.

Immagini floreali e cangianti sono proiettate su uno schermo frapposto tra pubblico e palcoscenico. I ballerini sono avvolti dalle proiezioni, fasciati in costumi luminescenti che risaltano alcune parti del corpo e celano il resto nella stoffa nera.


di Cristina Favento

02 febbraio 2007

A TRIESTE UN CORO DI VOCI A SOSTEGNO DELLA LEGGE 180

Dalla Stazione Marittima si è alzato ieri un coro di voci “contro il tentativo in atto di cancellare la legge 180 e di ricostruire manicomi e discriminazioni, e soprattutto contro gli attacchi all'esperienza triestina che della riforma è stata la culla”. In una sala gremita di gente, dopo la proiezione di un video con alcune dichiarazioni di Franco Basaglia, ha preso forma ieri sera un lungo incontro pubblico intitolato “Diversità e salute mentale, anche noi siamo cittadini di Trieste”. Organizzata dal gruppo consiliare Pd, l’iniziativa è stata una risposta forte e partecipata alle polemiche che ha suscitato in questi giorni il caso di Eva, balzato all’attenzione della cronaca nazionale in seguito all’articolo apparso qualche giorno fa su Libero che riportava alcune dichiarazioni della madre della ragazza schizofrenica in cura a Trieste.
“Attaccarsi alle difficoltà che la gestione di un caso può comportare per colpire - attraverso il suo elemento maggiormente simbolico - la legge 180, appare una operazione ignobile che vede tutti gli psichiatri del Friuli Venezia Giulia schierati a fianco dei colleghi triestini” dichiara la Società Italiana di Psichiatria per bocca del suo rappresentante Lillo Ansaldo. Sono solidali anche il segretario regionale PD Bruno Zvech, Michele Zanetti, preside del Collegio del Mondo Unito, assieme a Roberto Cosolini e Tamara Blažina, che ha auspicato una possibile proposta di legge presentata dal Partito Democratico da costruire sulla base dell’esperienza triestina.
“Siamo preoccupati perché delle questioni più delicate si discute poco e con superficialità, mentre siamo attaccati da chi porta avanti una campagna forte di facciata e di immagine” ha dichiarato Beppe dell’Acqua. Il direttore del DSM di Trieste sostiene che bisogna uscire dai luoghi comuni e rilanciare la questione in maniera critica, affrontando tutta una serie di questioni pratiche e molto delicate. “La legge 180 resta una fondamentale legge di indirizzo” ribadisce “oltre a difenderla, c’è bisogno di risposte concrete, di programmazione, di riarticolare nel territorio un sistema di servizi che possa aiutare le persone”.
Dello stesso avviso è anche Franco Rotelli, che prospetta una strategia comune e di politiche integrate per lo sviluppo di servizi territoriali totali, nell’ottica di un sistema di welfare. “Siamo in ritardo di trent’anni ed è ora di mettere ordine”, ha dichiarato il direttore generale dell’ASS, ribadendo la necessità di distinguere tra l’importanza civile, politica e culturale della riforma Basaglia e le questioni operative ed amministrative.
Nel corso dell’incontro, sono intervenuti anche alcuni pazienti dei centri di salute mentale, affiancati da familiari, operatori, amministratori e rappresentanti di associazioni. Tutti a testimoniare il valore della riforma attuata da Basaglia e la necessità di proseguire un percorso importante. “La legge 180 ha costruito un rapporto tra cittadini e città che va ben oltre Trieste e l’ambito della salute mentale” ha ricordato Pier Paolo Rovatti “Qui si è costruita una cultura della soggettività e dei diritti che riguarda tutti e che costituisce un esempio da adoperare”.

AAA NUOVO DIRETTORE ARTISTICO CERCASI

Il Teatro Stabile Sloveno di Trieste cerca un nuovo direttore artistico.
C’è gran fermento in via Petronio, al Kulturni Dom, sede dell'ente culturale di maggior rilievo per la minoranza slovena che vive in Friuli Venezia Giulia. Il Teatro Stabile Sloveno, infatti, ha recentemente indetto un bando di concorso per trovare il suo nuovo direttore artistico. L’attuale incaricato, Marco Sosič, terminerà il proprio mandato il prossimo 21 giugno ed urge la nomina di un opportuno sostituto. Nonostante i buoni rapporti dichiarati con i vertici dell’ente, lo scrittore e regista, ormai in carica dal 2005 e già direttore sia artistico che generale anche dal 1999 al 2003, ha deciso di concludere il proprio lavoro alla fine della stagione in corso, rifiutando l’ennesima proroga proposta dal consiglio di amministrazione.
Il CDA ha quindi indetto un bando di concorso per l’assunzione del nuovo direttore artistico che verrà scelto, come previsto dallo statuto, dal direttore Tomaž Ban affiancato da una commissione esaminatrice. La proposta del direttore verrà poi confermata dal consiglio di amministrazione del teatro.
Entro marzo, Ban vorrebbe affiancare a Sosič il suo aspirante sostituto per un periodo di prova come assistente, durante il quale poter collaudare la futura collaborazione. Il Teatro Stabile Sloveno offrirà dunque, al vincitore del bando, un contratto come collaboratore del direttore artistico che avrà scadenza il 20 giugno 2009. Se il periodo di prova sarà superato con successo, seguirà un contratto biennale per la direzione artistica a tutti gli effetti, con possibilità di proroga. Proprio perché è volontà del Cda garantire continuità nello sviluppo artistico del teatro, così come si era proposto di fare nel caso di Sosič.
Saranno presi in considerazione candidati che abbiamo avuto precedenti esperienze nella direzione artistica di teatri, di festival oppure come registi teatrali o drammaturghi. Sono richieste un’approfondita conoscenza della realtà culturale e teatrale slovena e dell’ambiente culturale nella regione Friuli Venezia Giulia, dove opera il TSS. Molto importanti sono, naturalmente, anche una predisposizione al lavoro d’équipe e la conoscenza attiva, oltre che dello sloveno, di almeno una seconda lingua straniera.
Sebbene la valutazione dei requisiti indicati sarà fondamentale per orientare la selezione, la direzione sottolinea che le candidature saranno comunque valutate caso per caso, soprattutto nell’eventualità che si propongano nomi di un certo prestigio.
Al momento ci sono già dei nominativi in lizza per la designazione dell’incarico ma, fino alla conclusione del concorso, si mantiene un certo riserbo. Le iscrizioni al bando, corredate di curriculum vitae e dati anagrafici, vanno inviate entro e non oltre il 20 febbraio 2009 all’indirizzo del direttore del Teatro Stabile Sloveno, Tomaž Ban. Il bando completo è consultabile alla pagina web del teatro http://www.teaterssg.it/.
Un certo peso nella decisione finale potrebbero avere anche le proposte del candidato e la sua visione riguardo lo sviluppo artistico del TSS. Negli ultimi anni di attività, sotto la valida direzione artistica di Sosič, il teatro si è avviato ad una felice apertura di prospettiva. Innanzitutto coinvolgendo un vasto pubblico di madrelingua italiana grazie all’introduzione dei sottotitoli che accompagnano alcune rappresentazioni in sloveno (ricordiamo, infatti, che il TSS è unico teatro stabile pubblico nel nostro Paese di lingua non italiana). Importante è stata anche la scelta di produrre degli adattamenti teatrali tratti dalle opere di alcuni grandi autori italiani – da Pasolini a Pirandello passando per Baricco – dando loro visibilità sui palcoscenici dell’Europa dell’Est. Si sono infine intensificate le collaborazioni a livello internazionale, che hanno dato alla realtà triestina l’opportunità di confrontarsi con professionisti di diverse nazionalità e provenienze.
“Ci aspettiamo che il nuovo direttore artistico del TSS” - ha dichiarato il direttore generale Ban - "garantisca continuità a questi progetti. Ci piacerebbe continuare in questa direzione, magari intensificando le collaboraborazioni con altre realtà locali, soprattutto dal punto di vista artistico".
di Cristina Favento, articolo pubblicato su "Il Piccolo" di mercoledì 28 gennaio 2009

COME UN CAMMELLO IN UNA GRONDAIA di SERENA SINIGAGLIA


In scena Serena Sinigaglia annuncia "prologo" al microfono e gli altri attori, vestiti con i loro abiti d’ogni giorno, si presentano come fosse un’occasione informale. Le luci sono ancora accese, si ha l’impressione che lo spettacolo non sia ancora iniziato.La regista svela che il titolo fa riferimento a una canzone di Battiato, assieme agli attori ce la canticchia un po’: "vivo come un cammello in una grondaia in questa illustre e onorata società! E ancora sto aspettando un’ottima occasione per acquistare un paio d’ali e abbandonare il pianeta". Leggi l'articolo su Fucine news

di Cristina Favento

01 febbraio 2007

TESLA ELECTRIC COMPANY


Nel nuovo spettacolo di Tomaž Pandur, presentato in anteprima allo scorso Mittelfest e riproposto a Trieste il 26 gennaio al Teatro Stabile Sloveno, Tesla diventa pretesto per esplorare la figura dello scienziato, del genio, del preveggente inevitabilmente incompreso dai contemporanei. Un omaggio dovuto, per affinità elettive si direbbe, forse in nome di quell’inventiva intuitiva che sembra accomunare soggetto e regista.



L’estroso e carismatico regista sloveno, sfruttando ai massimi livelli tutti i suoi mezzi, ha costruito con precisione l’ennesimo ingranaggio scenico che riconferma l’ormai noto talento visionario.



Leggi l'articolo su Fucine News



di Cristina Favento