19 dicembre 2008

TRAVERSATA DEL PACIFICO CONCLUSA PER ALEX BELLINI

Sydney, dopo 9000 miglia di remate e 295 giorni di mare, Alex Bellini tocca terra australiana. Grande emozione per il nostro rematore oceanico che così diventa il primo, e per ora unico, italiano ad aver attraversato due oceani a remi.
E’ il 13 dicembre, le 6 del mattino di una giornata di pioggia, vento, freddo. L’estate non vuole proprio arrivare. Il mare è plumbeo, mosso, con onde di 3 metri. La direzione del vento è da Nord-Est, durante la notte sono arrivati i 35 nodi di vento tanto temuti. Con queste condizioni Bellini non si sarebbe potuto avvicinare alla costa da solo, avrebbe significato rinunciare a qualcosa di più importante dell’arrivo trionfale in terra australiana, avrebbe significato un naufragio se non peggio ancora.
All’orizzonte il rimorchiatore, con l’imbarcazione di Bellini al traino. Finalmente sta arrivando, le condizioni particolarmente sfavorevoli hanno implicato un ritardo di circa tre ore e mezzo. Sono infatti le 9.30 e ad attendere Alex una grande folla di giornalisti, fans, amici e Francesca, la moglie.

“Il 10 dicembre, la Guardia Costiera mi ha avvisata che sulla rotta di Alex c’era un’imbarcazione e mi hanno chiesto se potevano andare a salutarlo, o se aveva bisogno di qualsiasi cosa. Inizialmente comunicai ad Alex di preparare materiale video e fotografico da lasciare ai marinai che avrebbe, forse, incontrato. Poi, studiate bene le mappe nautiche, le condizioni meteo e le correnti, ho capito che la nave che passava sulla rotta di Alex sarebbe potuta esser d’aiuto per raggiungere terra e non mettere a rischio l’incolumità di Alex. Ne abbiamo discusso assieme e di comune accordo abbiamo deciso di dichiarare conclusa l’impresa e di accettare di venir accompagnato da questa nave” riferisce Francesca, la moglie che coordina il progetto.

“Per un attimo mi sono sentito senza più una motivazione. La forza che mi aveva mosso per 295 giorni sulla mia barca si stava spegnendo. Non potevo fare altro che aspettare che la nave arrivasse per portarmi a terra. Fino a quel momento il mio unico obiettivo era raggiungere la meta ma ora ero sereno per aver accettato con coraggio la mia scelta e quello che mi sarebbe aspettato a terra. Sapevo che avrei dovuto affrontare chi avrebbe messo in discussione la mia intera impresa, e avrebbe criticato la mia decisione a “sole” 60 miglia dall’arrivo. Ma questo mi ha fatto sentire più responsabile e anche solo per questa scelta, la mia traversata ha avuto un senso. Da quel momento ho negli occhi e nella mente i 18.000 chilometri che mi hanno portato dal Perù all’Australia. Un viaggio ha senso non nel punto d’arrivo, ma nella strada che devi percorrere per raggiungerlo. E questo mi basta per essere felice.”

Alex Bellini ha toccato terra alle 12:15 del 13 dicembre, ora si trova a Sydney, il rientro in Italia è previsto per il 23 dicembre alle 12.20 all’aeroporto di Milano Malpensa.

18 novembre 2008

TRES DIAS VINCE IL PREMIO ASTEROIDE AL SCIENCE PLUS FICTION 2008

VINCE IL PREMIO ASTEROIDE LO SPAGNOLO “TRES DIAS”
E AL TEDESCO “KINGZ” SPETTA LA NOMINATION AL MÉLIÈS D’OR

E’ TRES DIAS (BEFORE THE FALL), dello spagnolo F. Javier Gutiérrez, il vincitore del PREMIO ASTEROIDE (assegnato domenica 16 novembre, a Trieste, al miglior lungometraggio in Concorso). Lo ha deciso la Giuria di science+fiction 08, presieduta dallo scrittore Lucius Shepard. Con lui una Giuria d’eccezione, composta da grandi esperti e studiosi degli universi fantastici: lo scrittore Tommaso Pincio, lo storico del cinema Antonio Josè Navarro, Giovanni Mongini, ritenuto il maggiore esperto e collezionista di cinema di fantascienza in Italia, Ugo Malagutti, autore di fantascienza, editore e traduttore italiano, e il documentarista Alessandro Pinto.

A detta della Giuria, “per la sua analisi ricca di sfumature della morale umana nel contesto di condizioni estreme, il miglior lungometraggio in Concorso è TRES DIAS di Javier Gutierrez”, a cui va il PREMIO ASTEROIDE.

La Giuria ha inoltre assegnato due Menzioni Speciali “al film russo TERRA NOVA di Aleksandr Melnik, per la sua potente caratterizzazione, e alla pellicola scozzese THE DEAD OUTSIDE di Kerry Anne Mullaney, per l'idiosincratica rivisitazione del genere zombie movie”.

Nella sezione EUROPEAN FANTASTIC SHORT, la selezione di cortometraggi fantastici europei - in collaborazione con l’EFFFF - è stato premiato il cortometraggio KINGZ diretto da Benni Diez e Mainko Spahic.
Il cortometraggio tedesco ha ricevuto la Nomination per il Miglior cortometraggio fantastico europeo, che gli permetterà di concorrere nel 2009 al Méliès d’Or della Federazione Europea dei festival di cinema fantastico (“EFFFF” - www.melies.org) - “per la padronanza dei mezzi tecnici e dei ritmi cinematografici in una ambientazione recitativa ad alto livello”.

Menzione speciale al cortometraggio, proveniente dalla Spagna, DIE SCHNEIDER KRANKHEIT
di Javier Chillon. La Giuria ha deciso di premiare con questa menzione il film spagnolo “per l'originalità e il rigore con cui è stata realizzata una storia di non comune impegno”.

17 novembre 2008

Alex Bellini a meno di mille chilometri da Sidney!


Ormai da Sidney lo separano neanche mille chilometri di remate. Per concludere con successo un’avventura folle, per vincere una sfida con il mare ma soprattutto con se stesso. Alex Bellini, trentenne valtellinese ma triestino d’adozione, ha alle spalle 269 giorni trascorsi in solitaria nell’Oceano Pacifico a remare, in genere per 12 ore al giorno. Sono oltre 9.000 le miglia che ha percorso e quasi nove i mesi vissuti a bordo di una barca lunga 7,5 metri e larga meno di due. Senza vedere altro che cielo e acqua, almeno fino a un mese fa, quando gli si è parata davanti agli occhi l’isola Mattew, a sud della Nuova Caledonia. Il primo avvistamento di terra dopo la partenza da Lima avvenuta il 21 febbraio scorso. Una visione quasi irreale, arrivata dopo il disperato sforzo fatto per vincere le forti correnti che lo stavano trascinando a nord, fuori rotta; 38 ore di remata continua, interrotte solo da brevi e cadenzate pause per mangiare.
“Sono proprio gli imprevisti sempre in agguato la prova più difficile da affrontare”, racconta Bellini, “la sensazione costante di essere sempre in pericolo è estenuante”. Sebbene il traguardo sia vicino, questi giorni sono forse tra i più duri. Stanchezza e fatica si fanno naturalmente sentire, soprattutto a livello psicologico. Risale ad appena a due giorni fa l’ultimo capottamento provocato da una violenta ondata che ha rischiato di affondare l’imbarcazione. Non è ancora tempo di esultare insomma, perché in mare non si può dare niente per scontato. Pochi ne sono consapevoli quanto Bellini, tra i primissimi al mondo nella classifica di permanenza in mare.




“Ci vuole molto più coraggio ad affrontare le difficoltà che si conoscono bene piuttosto che l’ignoto” racconta il navigatore che nel 2005 aveva già attraversato l’Oceano Atlantico in un’altra solitaria a remi di otto mesi. Allora da Genova era arrivato a Fortaleza, in Brasile, sperimentando sulla propria pelle l’imprevedibilità e i tiri mancini che giocano gli elementi. Tra i suoi precedenti ci sono anche due traversate in slitta dell’Alaska e una maratona di 250 chilometri corsa nel deserto del Sahara.
Non sa spiegare Bellini quella spinta irrazionale e irrefrenabile che lo spinge ad affrontare sempre nuove avventure. Sul suo sito scrive di sé: “Ad ogni persona è stato assegnato un posto, nel mondo. Il mio è un posto senza nome e senza terra in cui soffia il vento della libertà”.
Per sedare la sua sete di spazio questa volta è partito dunque dal Perù con l’idea di raggiungere l’Australia. Equipaggiato di scorte alimentari, 21 chili tra libri e riviste, un i-pod, due dissalatori per procurarsi acqua potabile e di tanto coraggio. Il suo unico legame con la civiltà è un collegamento satellitare che permette al team che lo segue da terra di monitorare costantemente la sua posizione. E a lui di comunicare con sua moglie Francesca, che già lo attende impaziente a Sidney, e con i suoi fan. Sono in moltissimi a seguirlo e sostenerlo via radio e via internet, soprattutto grazie al suo sito che pubblica in tempo reale gli aggiornamenti al diario di bordo compilato tra le onde del Pacifico.
L’arrivo è atteso tra fine novembre e inizio dicembre. Secondo le previsioni, le correnti costiere dovrebbero agevolare l’ultimo tratto di navigazione e accelerare il ricongiungimento di questo novello Ulisse con la sua Penelope. Francesca Bellini si chiede in questi giorni come sarà il ritorno di Alex alla normalità, dopo tanti mesi trascorsi in solitudine in mezzo all’Oceano, avvolti dal buio e dal silenzio ad ascoltare “il rumore degli ingranaggi dell’Universo”.
di Cristina Favento, articolo pubblicato su "Il Piccolo" di domenica 16 novembre 2008

07 novembre 2008

Science+Fiction 2008

Science+Fiction torna con l'edizione ’08 nelle sale del Cinecity Multiplex di Trieste, dall'11 al 16 novembre.
Anche quest'anno il programma si annuncia ricco di anteprime, retrospettive, eventi speciali e incontri con autori di cinema o letteratura. Non mancheranno i classici del passato e il progetto Voyage Fantastique dedicato alla science fiction francese, oltre alla consueta selezione per il miglior cortometraggio fantastico europeo. E ancora incredibili ospiti come Marc Caro e il direttore di Positif Michel Ciment.
La sezione ufficiale – Neon – presenterà le migliori anteprime del cinema fantastico e comprenderà anche una sezione competitiva per il miglior lungometraggio di genere science-fiction e fantasy (premio Asteroide).
Imperdibile la serata di apertura con l'anteprima di Death Race di Paul W.S. Anderson – remake di Anno 2000 la corsa della morte, prodotto negli anni ’70 da Roger Corman – in uscita nelle sale a dicembre.
Tra gli eventi più attesi, un panel dedicato a 2001: Odissea nello spazio a quarant'anni dall'uscita del capolavoro di Stanley Kubrik, un appuntamento in video-conferenza con il leggendario Ray Harryhausen, e la proiezione di Chemical Wedding, la cui sceneggiatura è firmata da Bruce Dickinson, frontman degli Iron Maiden.
Infine, il nuovo aspetto di Science+Fiction: se la scorsa edizione ha visto sfrecciare per le strade di Trieste una sfera aliena luminosa, il 2008 si presenta con un'immagine fatta di fumo. Ad ognuno la libertà di scorgere in quel fumo una visione inquietante, un impalpabile mostro, un alieno o anche solo quello che rimane dell'arrosto dimenticato nel forno.

30 ottobre 2008

CRONACHE TRANSIBERIANE


Vi siete mai chiesti come sarebbe fare un viaggio sulla transiberiana? Volete scoprire che cosa si prova ad attraversare in un mese Russia, Mongolia e Cina?

Se la risposta è si, ecco le: Cronache Transiberiane di Giulia & Andrea.

20 ottobre 2008

BASAGLIA, TRIESTE, LE PAGINE DEL CAMBIAMENTO con LELLA COSTA e PAOLO FRESU

S’intitola “(Tra parentesi). Basaglia, Trieste, pagine del cambiamento” il racconto teatrale per voce e tromba andato in scena in anteprima nazionale lunedì sera al Teatro Sloveno di Trieste. Prodotto dalla Fabbrica del cambiamento nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare i trent’anni trascorsi dalla rivoluzionaria riforma del 1978, lo spettacolo è un’emozionante occasione per rivivere e ricordare, ancora una volta. La voce è quella esperta e partecipe di Lella Costa mentre la tromba porta il timbro inconfondibile che sa dare ai suoni Paolo Fresu. Soli su un palcoscenico scabro ed essenziale, per lasciare il maggior spazio possibile all’evocazione.

A raccontare una grande storia sono piccoli frammenti estremamente personali - le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle quegli anni - concertati in un unico testo che ripropone con sensibilità intelligenti spunti di riflessione. Le parole sono prese a prestito per lo più da scritti e testimonianze di Franco Basaglia, di Franco Rotelli, di Fabrizia Ramondino, dal libro di Peppe Dell'Acqua “Non ho l'arma che uccide il leone” (rieditato da Stampa Alternativa), da materiali custoditi negli archivi del Dipartimento di Salute Mentale. E da Sergio Atzeni.
In apertura si presentano in scena due attori dell’Accademia della Follia per annunciare lo spettacolo, a confermare, se mai ce ne fosse bisogno, che si sta prendendo parte all’ennesimo tassello di un progetto ben più ampio. Un progetto che, evento dopo evento, continua ad accompagnare il pubblico a ritroso nel tempo, tra storie, aneddoti ed episodi legati alla legge Basaglia, a ciò che ha significato nel trattamento della malattia mentale e ai fondamentali cambiamenti che ha comportato a livello umano, culturale, sociale e politico.
Le storie prendono forma, modellate sui raffinati paesaggi sonori creati dal talento di Fresu, e seguono il ritmo mai statico dettato dalla solita brava Costa. E riemergono i vissuti, gli episodi più emblematici. Come la volta in cui il celebre musicista jazz Ornette Coleman, che nel 1974 tenne un memorabile concerto nel manicomio di San Giovanni, si ritrovò a seguire la fisarmonica di Rosetta, paziente intervenuta nel bel mezzo dell’esibizione intonando motivetti popolari. O come la commovente gita aerea dell’11 agosto 1975, organizzata per cento pazienti del manicomio triestino che da Ronchi ebbero l’opportunità di volare sopra le coste istriane.
Nell’aria vibrano vive punte di amarezza e di eccitazione. E alla fine sembra di conoscere ancora un po’ di più chi c’è stato, chi ha messo in gioco tutto, senza riserve. Perché gli internati non siano più oggetti che intrattengono con le istituzioni disumani “rapporti di manutenzione”. Perché non venga più negato ad un malato il suo diritto di poter essere un cittadino, utile e felice. Perché anche chi è stato “misurato” folle attraverso metri discutibili e inadeguati, trovi la propria possibilità di passare in questo mondo più leggero, senza spezzarsi in cattività.
di Cristina Favento, articolo pubblicato sul quotidiano "Il Piccolo" di mercoledì 8 ottobre 2008
Foto di Emiliano Briguglio © www.pubbligraf.it

07 ottobre 2008

IL FUMETTO è VIVO! di Luca Lorenzon

Ricordate gli editoriali e la pagina della posta di Comic Art e L’Eternauta da metà anni ’90 in poi? Era come leggere ogni volta quello che in gergo giornalistico viene chiamato “coccodrillo”: un necrologio realizzato in anticipo e tenuto nel cassetto nell’attesa che il soggetto tiri le cuoia. E il soggetto in questione era il fumetto, di cui non ci veniva descritta l’agonia ma lo si dava praticamente per certo prossimo all’estinzione. All’epoca anche l’onda lunga del “nuovo miracolo italiano” targato Bonelli si stava esaurendo. I bonellidi autoinvitatisi al fastoso banchetto stavano per manifestare i sintomi di una brutta indigestione e di lì a pochissimo i più ci avrebbero pure fatto il bagno con questa indigestione, con la conseguenza naturale di rimanerci secchi.
Parlare di una prossima morte del fumetto, insomma, sembrava realistico. Soprattutto di quello d’autore...

Leggi l'articolo di Luca Lorenzon su Fucine Mute

01 ottobre 2008

JULIE ORRINGER, QUANDO HO IMPARATO A RESPIRARE SOTT'ACQUA

Mi immagino seduta con Aida, quando lei sarà vecchia e io famosa. Mi guarderà come se stessi occupando troppo spazio, e io avrò voglia di buttarla nell’Arno. Ma forse, a quel punto, ci ameremo con meno ferocia. Forse le lame del nostro odio reciproco si saranno smussate, e avremo già detto le cose che devono essere dette.

Julie Orringer

L’autrice riesce a dar vita a dei ritratti intensi, ricchi, emotivi, a momenti cosparsi di quella patina epica che solo i protagonisti di alcuni grandi romanzi di formazione sanno avere.
Sono storie in bilico tra tragedia e quotidianità, che sfiorano rovinose cadute e si trasformano, invece, in momenti di maturazione. Storie in continua evoluzione, magnificamente indefinite, così come si conviene alle stagioni acerbe della vita.

Cristina Favento

Leggi la recensione completa su Fucine Mute

23 settembre 2008

NANETTO DA GIARDINO RAPITO, FA IL GIRO DEL MONDO E TORNA A CASA...

La proprietaria: «Storia incredibile, molto divertente»
Scomparso da una casa a Gloucester, è ricomparso con le foto che lo ritraggono in 12 paesi diversi!


LONDRA - Questa volta gli autori del furto del nanetto da giardino si sono voluti distinguere: oltre a rapirlo dal giardino della signora Eve Stuart Kelso, a Gloucester, lo hanno portato in giro per il mondo per sette mesi. Poi lo hanno rimesso al suo posto, con a fianco un elegante album rilegato in pelle nera. Dentro 48 foto scattate in tutto il mondo che mostrano il nano viaggiatore, sempre con la stessa inevitabile espressione, assorto ad annusare un fiorellino verde, mentre si cala da una montagna, nuota nel mare, usa la funivia, visita templi o guida una motocicletta.

IL GIRO DEL MONDO - Con il nanetto sono stati restituiti anche i timbri dell’ufficio di immigrazione di tutti i posti in cui è stato, tra cui Sudafrica, Swaziland, Mozambico, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Thailandia, Cambogia, Vietnam, Cina, Hong Kong e Laos.

LA PROPRIETARIA: «STORIA INCREDIBILE» - «Mi è sembrato molto divertente. Mi ha fatto ridere vedere tutte le persone che ha incontrato durante i suo viaggio", ha commentato la proprietaria Eve, nonna di tre nipotini. «E’ stata una sorpresa stupenda. La storia è veramente incredibile».

DAL CINEMA ALLA REALTA' - La storia ricorda il film «Il favoloso mondo di Amelie» in cui l’incantevole protagonista Audrey Tautou affida a un’amica hostess il compito di portare in giro per il mondo il nanetto sottratto al giardino del padre, per spingere il genitore a uscire di casa dopo la morte della moglie.

Fonte: Corriere della sera, 11 agosto 2008

21 settembre 2008

LA VIA DELLE TRE ABBAZIE

Tre piccole Santiago friulane come mete da riscoprire, custodi di una dimensione perduta. La dimensione dell’andare, semplicemente, camminando, immersi nel paesaggio e nella natura, da mattino a sera. Un viaggio che si trasforma in una ricerca spirituale e culturale lungo antichi percorsi dei quali un po’ si è persa memoria.

S’intitola “La Via delle Abbazie” il bel progetto coordinato dall’architetto Magda Gruarin, in collaborazione con l’associazione Navel, ossia l’ideazione e valorizzazione di un cammino in Friuli Venezia Giulia che colleghi attraverso tante piccole tappe le abbazie benedettine di S.Gallo, Rosazzo e Santa Maria.
La durata totale prevista del percorso è di circa 15 giorni, suddivisi in tre tappe di 4-5 giorni ciascuna. Si parte dall’Abbazia di Moggio Udinese e si costeggia per un lungo tratto montano il fiume Tagliamento, seguendo l'antica via Julia Augusta, area ricca di pascoli, zone boschive, colline moreniche, riserve naturali, laghetti e zone agricole. Si prosegue verso Amaro e il lago di Cavazzo, il più grande della regione, per poi scendere percorrendo la strada panoramica dove si allenava il ciclista Ottavio Bottecchia, arrivando alla riserva naturale del lago del Cornino, a Spilimbergo e via sino all’Abbazia di Sesto al Reghena.
Da qui, la seconda tappa attraversa numerosi paesi della Bassa Pianura Friulana tra cui Cordovado, antico borgo medievale annoverato tra i 100 borghi più belli d'Italia, Rivignano e la frazione di Ariis, zona delle risorgive, Talmassons, con i numerosi mulini descritti da Ippolito Nievo, e Mortegliano, dove si può osservare il campanile più alto d'Italia. Si raggiunge così la località Case, a ridosso delle colline dei colli orientali, dove ha sede l’Abbazia di Rosazzo. L’ultima tappa del viaggio, passa tra i vigneti di Rocca Bernarda, la splendida cittadina ducale di Cividale del Friuli sulle acque del Natisone, la zona dei castelli di Attimis, Tarcento, Artegna e Gemona del Friuli. È possibile deviare lungo il sentiero della Sella di S. Agnese, che da Gemona alta-borgo Gleseute conduce a Venzone - borgo San Giacomo, attraverso un passo montano non elevato, di grande fascino paesaggistico, per poi ricongiungersi alla romana Iulia Augusta che porta a Moggio Udinese. Nell'ultimo tratto del cammino si attraversa una valle piuttosto stretta, segnata dal Tagliamento e incorniciata dalle montagne carniche, che offre bellissimi scorci del fiume e permette di scoprire alcuni borghi carnici solitamente non raggiungibili attraverso le vie di grossa percorrenza.

Per indicazioni dettagliate e possibili variazioni, rimandiamo all’omonima guida “La Via delle Abbazie”, promossa e distribuita dai comuni di Moggio Udinese, Sesto al Reghena e Manzano, dove hanno sede gli edifici storici interessati. Il volume sarà presentato dalla curatrice Gruarin domani, alle ore 17, all’auditorium Centro Culturale Burovich in Piazza Barbo a Sesto Al Reghena, nell’ambito di un convegno sugli “Itinerari culturali e religiosi in Friuli Venezia Giulia” al quale parteciperanno diversi ospiti. Un’occasione per conoscere le proposte di un turismo alternativo, che permetta di scoprire spazi affascinanti e ancora poco conosciuti, di assaporare l’ospitalità e i prodotti locali più genuini e tradizionali, e magari anche di ritrovare nella tranquillità di antichi chiostri una personale dimensione spirituale.

Similmente a quanto già avviene in altre parti d’Italia e d’Europa, dunque, anche in regione le vecchie Abbazie tornano ad essere, in una prospettiva chiaramente secolarizzata, dei punti di partenza per vivere e valorizzare il territorio. Come a ricordarci la rete di abbazie benedettine sparse in tutto il mondo, e in particolare nel vecchio continente, che hanno rappresentato il tessuto connettivo della storia europea e della sua società civile. E chissà che il percorso friulano non diventi un primo segmento destinato ad allungarsi in futuro oltre i confini nazionali, magari fino al Monastero di Stična in Slovenia o all’Abbazia di Melk in Austria.


di Cristina Favento, articolo pubblicato su "Il Piccolo" di venerdì 19 settembre 2008

Cammino Abbazie friulane: riferimenti pratici

Una mappa del cammino friulano con relativa descrizione è reperibile sul sito: www.laviadelleabbazie.it.
Per maggiori informazioni: info@navel.fvg.it.

Indirizzi
Abbazia San Gallo, via Abbazia, tel/fax 0432 51510;
Abbazia Santa Maria, p.za Castello 3, tel. 0434-699014;
Abbazia Rosazzo, pza Abbazia 5, 0432-759091.
Dove dormire
Bed & breakfast nel Friuli Venezia Giulia:
Stretta J.Stellini, 15, Cividale del Friuli, tel. 0432-731854
Siti ultili
www.prolocofriulinordest.it
Informazioni e assistenza turistica in loco:
Comune Moggio Udinese: tel. 0433-51514;
Puntoinforma Comune Sesto al Reghena, tel. 0434-699701;
Comune di Manzano tel. 0432-740916.

05 settembre 2008

ISTANTES

Ogni tanto ve la ripropongo perché è sempre attuale... soprattutto il lunedì di una nuova settimana.

Se potessi vivere di nuovo la mia vita
Nella prossima cercherei di commettere più errori
Non cercherei di essere così perfetto,
mi rilasserei di più
Sarei più sciocco di quanto sia stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio
Sarei meno igenico
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.
Io fui uno di quelli
che vissero ogni minuto della loro vita
in modo sensato e con profitto;
certo, mi sono preso qualche momento di allegria
Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni
perché, se non lo sapete,
di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da qualche parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere,
vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se potessi rivivere la vita dall'inizio.
Ma vedete, ho 85 anni
e so che sto morendo.

Si pudiera vivir nuevamente mi vida
En la próxima trataría de cometer más errores.
No intentaría ser tan perfecto,
me relajaría más.
Sería más tonto de lo que he sido,
de hecho tomaría muy pocas cosas con seriedad.
Sería menos higiénico.
Correría más riesgos,
haría más viajes,
contemplaría más atardeceres,
subiría más montañas,
nadaría más ríos.
Iría a más lugares adonde nunca he ido,
comería más helados y menos habas,
tendría más problemas reales y menos imaginarios.
Yo fuí una de esas personas que vivió sensata
y prolíficamente cada minuto de su vida;
claro que tuve momentos de alegría.
Pero si pudiera volver atrás trataría
de tener solamente buenos momentos.
Por si no lo saben, de eso está hecha la vida,
sólo de momentos; no te pierdas el ahora.
Yo era uno de esos que nunca
iban a ninguna parte sin un termómetro,
una bolsa de agua caliente, un paraguas y un paracaídas;
si pudiera volver a vivir, viajaría más liviano.
Si pudiera volver a vivir
comenzaría a andar descalzo a principios
de la primaveray seguiría descalzo hasta concluir el otoño.
Daría más vueltas en calesita,
contemplaría más amaneceres,
y jugaría con más niños,
si tuviera otra vez la vida por delante.
Pero ya ven, tengo 85 años
y sé que me estoy muriendo

Jorge Luis Borges

04 settembre 2008

ORGOGLIO E INDIFFERENZA, editoriale di Paolo Ghiotto Marin


Torno al fango delle strade nel sud, agli indios in lutto ereditati nella conquista, a un continente oscuro che cercava chiarità. Spero che lo splendore di questa sala, illuminando il mio passato, si prolunghi e raggiunga, attraverso terre e mari, il futuro di quei popoli che difendono il diritto alla dignità, alla libertà e alla vita. Sono un rappresentante del tempo, e delle attuali lotte che popolano la mia poesia. Perdonatemi per aver esteso il mio ringraziamento ai dimenticati della terra, ma in questa occasione felice della mia vita li sento più veri di qualsiasi verso, più alti delle mie cordigliere, più ampi degli oceani e dei deserti. Io appartengo con orgoglio alla moltitudine umana, non a pochi individui, e sono qui circondato dalla loro presenza invisibile.

Pablo Neruda, dal discorso tenuto alla consegna del premio Nobel, Stoccolma, 10 dicembre 1971.

25 agosto 2008

PRIMA CHE BRUCI PARIGI

Finché c'è ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché c'è ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole, le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.

Nazim Hikmet

10 agosto 2008

LE RAGAZZE DI TRIESTE, DOCUMENTARIO - INTERVISTA A CHIARA BARBO E ANDREA MAGNANI

GRADO. A chiudere oggi Lagunamovies 2008 sarà la presentazione, in prima nazionale, del film documentario "Le ragazze di Trieste - Triestine girls negli USA”, ideato da Chiara Barbo e da lei girato assieme ad Andrea Magnani.
Il film, prodotto da Zeroquaranta in collaborazione con La Cappella Underground e proiettato nelle scorse settimane a New York, racconta di quel particolare fenomeno di emigrazione di “spose triestine” che si verificò negli anni Cinquanta e si ispira soprattutto al libro “Trieste a stelle e strisce. Vita quotidiana a Trieste con il Governo Militare alleato” scritto da Pietro Spirito. Sarà proprio il giornalista, stasera alle ore 21, a coordinare l’incontro sull’isola di Anfora, al largo della laguna di Grado, al quale parteciperanno i due registi Chiara Barbo e Andrea Magnani, assieme a Giorgio Berni, esperto di musica jazz e autore di varie pubblicazioni fra cui “Cinquant’anni di jazz a Trieste”, un volume dedicato alle atmosfere musicali della Trieste anni Cinquanta.
“Dopo tanti anni trascorsi a Roma ad occuparmi di sceneggiature e produzioni per progetti altrui” racconta l’autrice e critica cinematografica triestina “avevo proprio voglia di dedicarmi ad un lavoro tutto mio. La scelta del soggetto è stata naturale perché sono cresciuta ascoltando tantissimi racconti su queste ragazze bellissime – le più belle si diceva - che sono scappate al braccio di ufficiali e soldati americani, anche per inseguire il sogno di una vita migliore. Mi sono chiesta spesso chi erano queste ragazze, cosa sapevano dell’America, e di quell’uomo che avrebbero seguito dall’altra parte del mondo, cosa pensavano, cosa sognavano, e cos’hanno trovato una volta arrivate lì. Ero semplicemente curiosa, non tanto di conoscere la storia ufficiale - già scritta e ben raccontata in numerosi studi, saggi e libri - ma piuttosto le vicende personali. Volevo raccontare le loro storie, o meglio,farle raccontare a loro personalmente, usando una telecamera e qualche immagine trovata negli archivi. Così ho cominciato a cercare...”
Come ha fatto a rintracciarle?
Ho iniziato a documentarmi sul periodo leggendo molto e facendo ricerche attraverso internet. Negli articoli o interviste spesso venivano citati alcuni nomi che ho provato a rintracciare. Ma soprattutto ho sparso la voce chiedendo ad amici e conoscenti. Sapevo che erano emigrate circa 1300 ragazze e, statisticamente parlando, doveva pur esserci qualcuno a Trieste che aveva ancora dei contatti con alcune di loro. Infatti così è stato e, una volta rintracciate le prime triestinian girl, poi sono state loro stesse a darmi altri nomi.
Come sono stati gli incontri dal vivo?
Molto emozionanti. Assieme ad Andrea Magnani abbiamo viaggiato dalla California alla Serra Nevada per incontrare queste donne, tutte ormai oltre la settantina ma estremamente dinamiche e volitive, con alle spalle una vita intensa, che ancora parlano tutte il triestino e addirittura lo impongono ai propri mariti!
E che cosa avete scoperto?
Contrariamente a quanto s’immagina, la maggior parte delle triestine arrivate negli USA non ha trovato situazioni di agio e ricchezza. Sono finite invece in piccoli paesini sperduti, conservando una fortissima nostalgia per Trieste, il luogo della loro infanzia e giovinezza.
Come ha risposto il pubblico di New York alla proiezione del documentario?
Siamo rimasti sorpresi per la grande partecipazione di pubblico e i numerosi riscontri da parte della stampa locale. Forse perché si tratta pur sempre di racconti al femminile, legati al tema dell’immigrazione, che hanno un che di universale, e, allo stesso tempo, incuriosisce la particolarissima situazione che si era creata all’epoca a Trieste.
Di che cosa vi state occupando ora?
Attendiamo l’ok dal Ministero per la produzione del lungometraggio “La lunga corsa” e stiamo ultimando “Caffè Trieste”, prodotto assieme alla Cappella Underground, un altro documentario girato a San Francisco in un famosissimo locale che ha aperto nel ’56 e che fu luogo di ritrovo per gli esponenti della Beat Generation prima, e di pittori, poeti e intellettuali poi. Coppola, tanto per dirne uno, ha scritto lì il padrino. Il proprietario, Gianni Giotta, è un novantenne originario di Rovigno che una volta immigrato negli Usa iniziò facendo il lavavetri arrampicandosi sui grattacieli. Abbiamo voluto raccontare alcune delle storie che girano attorno a questo luogo storico.

di Cristina Favento, pubblicato su "Il Piccolo" di domenica 10 agosto 2008

"L'ultima pedalata di Bottecchia", intervista alla regista Gloria De Antoni

A due giorni dall’inizio ufficiale dei Giochi Olimpici di Pechino, Grado festeggia a suo modo lo sport in versione cinematografica e non. Dopo la diretta satellitare di lunedì scorso con Alex Bellini, intento ad attraversare l’oceano Pacifico a remi in solitaria, Lagunamovies prosegue stasera, alle 21 alla Diga, con una rarissima versione originale dell’”Olympia” di Leni Riefenstahl, conservata da oltre quarant’anni dal comune gradese. La proiezione della monumentale e controversa pellicola del 1936, dedicata alle Olimpiadi di Berlino, sarà introdotta dai giornalista Gianpaolo Carbonetto. Venerdì, invece, alla presenza di Francesco Moser e di Umberto Sarcinelli, i riflettori saranno puntati sull’”ultima pedalata” di Ottavio Bottecchia, documentario prodotto nel 2007 dalla Cineteca del Friuli e realizzato da Gloria De Antoni.
“Il progetto non nasce da una mia idea” racconta l’autrice “ma dalla volontà di commemorare gli ottant’anni dalla morte di questo eroe dello sport. Confesso di non essere una sportiva neanche per tifo e, prima di questo lavoro, per me Bottecchia erano soltanto le biciclette un po’ più serie che avevamo da bambini!”.
Come si è appassionata al personaggio?
Mi affascinava il fatto che fosse morto in circostanze misteriose, prima ancora di scoprire lo sportivo e l’uomo, il lato profondamente disperato del ciclista, cresciuto in una famiglia di emigranti, che vinse due volte il Tour de France: è una storia di povertà, di uno che non era nessuno e che aveva solo le sue gambe, con una forza pazzesca, anche di volontà. È un vero peccato non aver mai conosciuto Bottecchia, né qualcuno che lo avesse conosciuto da vicino. Se non a risolvere, volevo almeno provare a formulare una reale ipotesi di verità sulla sua morte, ascoltando, indagando, riflettendo, e leggendo i moltissimi libri che su di lui sono stati scritti. Anche se non svelo un colpevole, nel documentario traspare la mia idea.
È vero che sta lavorando ad un nuovo documentario “storico” sulle spiagge di Grado?
Non è ancora un lavoro compiuto quanto piuttosto un progetto, nato da un’idea di Daniela Volpe, per un collage documento basato su comuni filmini d’epoca girati in super8 a partire dagli anni ‘50 e ’60; un intreccio di storie per raccontare almeno una quarantina d’anni. E poi c’è in programma anche il mio quinto documentario: su “Senilità” di Svevo, e su Trieste.
Di che cosa si tratta esattamente?
Anche questo è un lavoro ancora da definire, ma già iniziato nel corso del Trieste Film Festival con una gentilissima collaborazione di Claudia Cardinale. L’attrice si è prestata a recitare se stessa mentre attraversa Piazza Unità, arrivando sino al Molo Audace: una sorta di particolare remake della prima scena di “Senilità”. Mi divertirebbe usare il più importante film girato a Trieste come una traccia, un tema conduttore da integrare, però, ad altri racconti e ad altri film fatti in città. Vorrei chiamare a testimoni non solo registi e attori ma anche persone comuni, per raccontare soprattutto i luoghi e gli anni del dopoguerra.

di Cristina Favento, articolo publicato su "Il Piccolo" di mercoledì 6 agosto 2008

INTERVISTA A FRANCESCO MOSER - GIOCHI OLIMPICI 2008 DI PECHINO, DOPING E ALTRE STORIE

Correva l’anno 1972 e non tutti ricorderanno che alla XX edizione dei Giochi Olimpici di Monaco – funestati dal tragico sequestro degli atleti israeliani che terminò in un massacro e passati alla storia per le incredibili prestazioni di Mark Spitz e la rocambolesca finale di basket tra Stati Uniti e Russia - partecipò anche un giovane talento emergente del ciclismo italiano di nome Francesco Moser. L’ex corridore ricorda ancora con rimpianto quell’unica sfortunata Olimpiade: “Sono arrivato al traguardo con una gomma bucata! Quando ho forato era troppo tardi per poterla cambiare e ho dovuto concludere la gara così, arrivando settimo anche se all’epoca ero il favorito”. Moser, ospite stasera di Lagunamovies assieme a Gloria De Antoni per parlare di Olimpiadi e del’”ultima pedalata” di Bottecchia (ore 21 alla Diga di Grado), è a tutt’oggi il corridore più vittorioso nella storia del ciclismo italiano.
“Nel ‘72 le Olimpiadi erano ancora riservate ai dilettanti: si partecipava una sola volta e poi si diventava professionisti”, racconta, “e personalmente le preferivo così. Oggi, invece, un ciclista professionista può parteciparvi nel corso della sua carriera anche due o tre volte, mentre le società dilettantistiche non hanno più un vero obiettivo prestigioso da raggiungere”.
Qual è il suo pronostico per Pechino? Concorda con chi punta su Paolo Bettini?
Direi di si. Possono far bene anche Rebellin e Nibali, ma Bellini resta l’uomo di punta. È tagliato per quel tipo di circuito e ha buone possibilità.
Che cosa ne pensa delle giovani generazioni di ciclisti?
Ciclisti affermati come Cunego, Di Luca o Simoni si possono già considerare la vecchia guardia. Di veri campioni giovani, e per giovani intendo poco più che ventenni, ancora non ne abbiamo. Nibali è andato bene al Tour e Napolitano va bene in volata, ma bisogna ancora vedere veramente come vanno. Al momento i tempi non sono ancora maturi.
Stasera si parlerà, invece, di un grande sportivo degli anni Venti, che cosa pensa di Bottecchia?
È stato uno che segnato la storia, un corridore che vinceva qualsiasi competizione ed è scomparso in condizioni poco chiare. Se avesse continuato, probabilmente avrebbe potuto fare di più. Sono figure che restano e nell’ambiente si nominano ancora. La gioventù magari ne sa poco, sono passate tre generazioni e non si riesce mai a tramandare tutto, restano le cose più importanti ma un po’ si dimentica.
Che è successo in queste tre generazioni?
Fino a prima della guerra c’era un ciclismo che potremmo definire “eroico”, poi, dopo la seconda guerra mondiale, inizia il cosiddetto ciclismo moderno, anche se in quegli anni la tecnologia era ancora in evoluzione. La vera era moderna inizia dal ’65 in poi, dopo la morte di Coppi.
Com’è cambiato il ciclismo?
È cambiato molto. Costa comunque fatica, ma sono cambiate soprattutto le condizioni di vita della gente. Allora correvano per mangiare, oggi corrono per dimagrire! È una differenza epocale: il 90 % dei ciclisti oggi corre per restare in forma. Una volta non serviva perché si andava a piedi, si facevano lavori manuali.
Lo sport agonistico, inoltre, è diventato molto tecnico e tecnologico, molto mentale anche. Uno forte una volta poteva sbagliare e vinceva lo stesso, oggi non si può sbagliare niente, tutto si decide nel finale, è tutto molto calcolato, non ci sono più le grandi fughe alle quali si assisteva prima.
Lei come ha vissuto questi cambiamenti?
Ho vissuto proprio il ciclismo a cavallo tra quello di oggi e quello di Coppi e Baldini; iniziava a farsi sentire l’influenza della modernità: molta tecnologia, cardiofrequenzimetro, modi molto controllati, ricerche sulla muscolatura, ricerche psicologiche, con innumerevoli applicazioni. Adesso, dopo vent’anni che ho smesso, è ancor peggio.
Chi ha conosciuto Moser dei grandi del passato?
Coppi no, è morto quando avevo nove anni. Ho conosciuto bene il fratello Aldo, ci ho corso anche contro. Adorni e Baldini li ho visti correre mentre ho conosciuto bene Bartali ma non l’ho mai visto gareggiare. Quando ha smesso avevo due anni, ma ricordo che anche dopo tutti lo volevano, tutti lo salutavano e lo trattavano con grande rispetto. Succede finché hai delle persone che ti hanno visto correre.
All’epoca la strenua competizione tra lei e Saronni appassionò e divise in due l’Italia, come la visse?
Era un bello scontro. C’erano sempre due gare: la corsa tra me e lui e la corsa di tutti gli altri.
Rispetto agli anni Ottanta, il rapporto tra medicina e sport è completamente cambiato, che cosa ne pensa dei recenti casi di doping?
Purtroppo sono comparse moltissime medicine che alterano il rendimento degli atleti, soprattutto negli sport di durata. Sul lungo percorso la differenza tra chi ne fa uso o meno si nota in maniera sensibile. Il problema è riuscire a mettere tutti nelle stesse condizioni, se si fa un controllo, tutti dovrebbero rispettare le stesse regole.
Di che tipo di intervento c’è bisogno?
Le punizioni severe già ci sono: due anni senza correre sono davvero tanti, per non parlare del danno all’immagine. Se un atleta commette questo tipo di errore non si torna indietro, lo sanno subito tutti, ed è un marchio indelebile che si porta dietro a vita. Il problema, però, è molto complesso. Ci sono anche medici che lavorano assieme ai corridori e che li consigliano, magari male, ma è sempre l’atleta che deve rispondere in prima persona.
Certo è difficile, ad esempio, pensare che una campionessa mondiale possa aver assunto delle sostanze illegali senza esserne consapevole. Chi raggiunge certi livelli dovrebbe sapere esattamente cosa sta facendo. In questo momento c’è una comprensibile delusione nel mondo sportivo e non solo, è un momento difficile anche a livello di sponsor. Questa crisi dovrebbe far pensare e responsabilizzare. Se ci sono delle regole, bisogna rispettarle, tanto più in un momento delicato come questo.
Un consiglio a chi intraprende oggi la sua professione?
Il ciclismo, e lo sport in generale, è una scelta di vita difficile, per farlo bisogna servirlo al cento per cento, dedicarsi totalmente e non pensare di poter fare le cose solo a metà.
Il suo ricordo ciclistico più caro?
Ci sarebbero troppe cose da ricordare che hanno lasciato il segno, però, quella che forse resta di più è il Giro d'Italia.
E la dinastia dei Moser? Ci riserverà qualche nuova sorpresa?
C’è mio nipote che alle gare arriva ma per il momento non vince mai. Corrono in due, a dire il vero, dei figli di Diego: Moreno e Leonardo. E poi c’è anche mio figlio Ignazio, ma sono ancora tutti molto giovani.

di Cristina Favento, pubblicata sul quotidiano "Il Piccolo" di venerdì 8 agosto 2008

ABITI TRADIZIONALI DELLE ISOLE AMANTANI.... ADDOSSO A ME...


Perù, Lago Titicaca, Isola Amantanì - Luglio 2008

06 agosto 2008

INTERVISTA AD ALEX BELLINI, INTENTO A REMARE IN SOLITARIA NEL MEZZO DEL PACIFICO DA 163 GIORNI

Un pubblico numeroso e divertito ha partecipato sabato sera all’apertura di Lagunamovies 2008, “Sulla rotta di Olympia”, in una Grado affollatissima dal consueto popolo di vacanzieri. Nello scenario suggestivo della Diga Nazario Sauro, dietro al comune, è stato allestito un cinema all’aperto che ha raccolto appassionati e occasionali passanti, attirati dalle peripezie di Ernest, “Il Mangiachilometri” immortalato nel 1925 da Karl Imerlsky. Accompagnata con verve dai musicisti dell’Orchestra Filmharmonie di Klagenfurt diretti da Erich Pichorner, che hanno eseguito una colonna sonora originale scritta apposta per l’occasione da Florian Reithner, la pellicola ha offerto agli spettatori un interessante ritratto dell’Europa dell’epoca, snodandosi da Firenze a Belgrado, da Trieste sino a Praga, dalle alture del Grossvenediger fino alle rive danubiane. Ieri sera, invece, il festival si è spostato all’isola di Anfora, per seguire l’incontro e le proiezioni dedicate alla celebrazione dei trent’anni di riforma Basaglia. La prossima occasione per provare la piacevole esperienza di navigazione in laguna sarà domenica 10 agosto in occasione dell’anteprima nazionale del film documentario di Chiara Barbo “Le ragazze di Trieste”. Oltre agli appuntamenti di mercoledì 6 agosto con l’“Olympia” di Leni Riefenstahl e di venerdì con Gloria De Antoni e Francesco Moser, sempre alle ore 21 alla Diga, molto attesa è la diretta di stasera con Alex Bellini, che da 163 giorni sta remando in solitaria per attraversare il Pacifico.



Come sta andando l’impresa?
Abbastanza bene, a parte nell’ultima settimana: ho trovato brutto tempo, pioggia e mare molto mosso. D’altra parte qui siamo nella stagione invernale.
Difficoltà?
Oltre agli ultimi problemi pratici col dissalatore e con l’energia elettrica, la difficoltà più grande è la consapevolezza di essere sempre in pericolo, in balia degli elementi. In questo stesso istante potrei affondare se arrivasse un’onda.
Come passa la sua giornata tipo?
Mi alzo alle 5 e mezza e, dopo una colazione molto rapida e abbondante, inizio a remare, remare e remare. Tra le 13 e le 14 mi preparo il pranzo e poi continuo finché c’è luce o finché il mare me lo permette, a volte fin quasi ad addormentarmi coi remi in mano. E poi mi ritiro in questo sgabuzzino delle scope dove dormo! È una quotidianità molto monotona. Ciò nonostante la vita a bordo riserva sempre situazioni nuove, che danno pepe alle giornate.
Che cosa le manca di più della sua vita quotidiana?
Le piccole comodità alle quali di solito nemmeno si fa tanto caso: un bagno ogni tanto, lavarsi i capelli con lo shampoo, una doccia, un letto con lenzuola che sanno di bucato, una dieta più varia, perché i liofilizzati mi escono dalle orecchie!
Che effetto le fa pensare al collegamento in diretta di questa sera con Lagunamovies?
Mi fa molto piacere, queste rare occasioni sono l’unico modo che ho per condividere la mia avventura. Mi trovo in una situazione di completo isolamento e risulta penalizzante tenersi tutto per sé senza neppure un compagno col quale condividere tutto ciò che vivo e vedo. La possibilità di arrivare alle orecchie delle persone, di stimolare la loro fantasia, mi dà molta forza e la possibilità di un confronto. Non conosco il 90% dei miei cosiddetti fan, però con loro sto condividendo un periodo della mia vita che non dimenticherò mai, sento attorno la loro voglia di ascoltare le emozioni che racconto. Così diventa un’avventura che non è più soltanto la mia.
Perché la decisione di imbarcarsi di nuovo?
Ci sono migliaia di perché. Ogni giorno c’è una ragione nuova per aver deciso di attraversare questo cielo. Sentivo per il mare un grandissimo trasporto, nonostante sia nato in Valtellina e non lo conoscessi: quando sono partito per l’Atlantico non avevo mai fatto neppure una crociera in barca a vela!
È stato come un salto nel buio, ma il viaggio si giustifica da sé, non ci sono per forza delle ragioni. Per me il viaggiare non è verso una meta ma introspettivo, verso se stessi. C’è chi lo fa dallo psicanalista e chi lo fa spostandosi.



di Cristina Favento, intervista pubblicata su "Il Piccolo" di lunedì 4 agosto 2008

Trovate dei video dell'aventura di Bellini su http://video.corriere.it/ e delle foto sul suo sito e sul sito del Corriere

04 agosto 2008

LAGUNAMOVIES CELEBRA A GRADO I TRENT'ANNI DELLA RIFORMA BASAGLIA - INTERVISTA A MASSIMO CIRRI

Originali percorsi alla scoperta del rapporto tra cinema e sport, ma non solo. “Sulle vie di Olympia”, la quinta edizione di Lagunamovies, dedicherà la serata di domenica 3 agosto a ripercorrere l’avventura di Franco Basaglia per festeggiare i trent’anni trascorsi dalla riforma. Concessi per l’occasione dalla cineteca del dipartimento di salute mentale di Trieste, saranno proiettati “X Day i grandi della scienza del Novecento: Franco Basaglia”, prodotto dalla Rai, “La contestazione musicale” ed il catartico video “Marco Cavallo” di Gerry Pozzar, presente all’incontro assieme a Beppe Dell’Acqua, direttore del dipartimento, al giornalista Toni Jop e a Massimo Cirri, conduttore radiofonico (Caterpillar, Radio2), psicologo e autore teatrale.
"Aspettatevi di rivivere alcuni frammenti di quel grande cambiamento culturale, umano e scientifico che c’è stato a Trieste a partire dagli anni ‘70, e che ha poi investito il mondo intero" ha annunciato Cirri "Cercheremo di rievocare, evitando le facili beatificazioni, con il nostro consueto approccio informale. Faremo parlare soprattutto Beppe, che questo percorso l’ha fatto ed è un grande narratore".
Che cosa significa la riforma Basaglia per chi, come lei, affronta quotidianamente il mondo del disagio mentale?

In estrema sintesi, a chi ti sta davanti è stata restituita la sua dignità di persona; oggi si parla di soggetto attivo, pur con tutto il suo diasagio. È un cambiamento irreversibile, sia per chi cura, sia per chi ne soffre. Ben diverso è prendersi cura di chi è senza diritti.

Lei è il curatore de “La Fabbrica del cambiamento”, una serie di iniziative organizzate qui a Trieste in occasione dei 30 anni della riforma Basaglia, quali sono i prossimi eventi in programma?
Stiamo lavorando assieme a Lella Costa e Paolo Fresu all’ideazione di un racconto teatrale per voce e tromba. Forse riusciremo ad inserire in cartellone una piccola anticipazione di Marco Paolini, impegnato da anni a raccogliere materiale su un progetto di sterminio nazista di persone con problemi mentali. Infine, Ascanio Celestini ripercorrerà la storia dei manicomi italiani con lo spettacolo teatrale “La pecora nera”. Per maggiori informazioni rimando al nostro sito http://www.lafabbricadelcambiamento.it/.




di Cristina Favento, pubblicato sul quotidiano "Il Piccolo" di sabato 3 agosto 2008

VOCI DALL'OCEANO PACIFICO, INTERVISTA AD ALEX BELLINI

Ieri alla dieci del mattino mi è arrivata una telefonata satellitare che da un qualche imprecisato punto del Pacifico mi portava la stanca voce di Alex Bellini, che ormai da 164 giorni su una piccola barchina sta remando in solitaria per attraversare l'oceano. È stata una telefonata umanamente intensa. Vi aggiornerò al più presto cercando di pubblicare sul blog l'intervista completa. Peccato non poter condividere anche l'emozione e la sofferenza nella voce che mi ha raccontato parte di questa epica impresa.
C.F.

01 agosto 2008

DEGLI UMILI IN COMPAGNIA, Intervista a Fabrizio Gatti a cura di Paolo Ghiotto Marin

Molto, molto bella questa approfondita intervista di Paolo Ghiotto Marin a Fabrizio Gatti che vi consiglio, nata da un'empatica chiacchierata a più puntate, ricca di contenuto e di umanità.
Buona lettura


"Fabrizio Gatti, editorialista dell’Espresso che deve la sua fama di giornalista d’inchiesta alla capacità di agire direttamente sul campo, mimetizzandosi con l’ambiente e tra le stesse persone che ci vivono, ha ricevuto recentemente il Premio Terzani 2008, uno dei riconoscimenti più prestigiosi per chi fa il mestiere del reporter. Un premio che gli è stato assegnato per il libro Bilal, il mio viaggio da infiltrato nel mercato dei nuovi schiavi: l’incredibile testimonianza di un occidentale che, spacciandosi per medio orientale, ha percorso quel viaggio che è spesso normalità per gli immigrati clandestini che incrociamo con indifferenza lungo le vie delle nostre città. Dal Senegal alla Libia, passando per Mali e Niger, il deserto perde, via via, sfumature mitiche, per assorbire quelle più amare della violenza e di ingiustizie senza fine. Il centro di accoglienza di Lampedusa, i campi di pomodori nelle Puglie, il mercato della prostituzione e dei manovali assunti in nero, nel nord Italia. Il ritorno in Libia, per accompagnare gli espulsi dal nostro paese, lungo il viaggio di ritorno nel deserto. Tutto questo solo per fare del giornalismo e fornire servizio alla verità, in tutti i suoi aspetti. Una verità giornalistica ben lontana da qualsiasi luogo comune o dalla superficialità, ben patinata, dei linguaggi politici".

28 luglio 2008

MUTUO - ISTRUZIONI ANTIFREGATURA CERCASI

Posto che il mutuo è, allo stesso tempo, una possibilità e una fregatura in sè, una volta stabilito che si fa, l'unica alternativa è cercare di prevenire piuttosto che curare...

Le prime settimane di giugno credevo di aver finalmente trovato casa e mi sono immersa nell'ardua impresa di pellegrinaggio da una banca/consulente all'altra/o in cerca di un barlume di affidabilità. Così ho scoperto il complesso universo dei prefinanziamenti, delle spese mensili per il versamento della rata, delle assicurazioni copri tutto...

Sembrava facilissimo, avrei dovuto firmare in fretta e furia perchè c'erano altri potenziali acquirenti per l'appartamento bon bon adocchiato ma, sommersa da tante minacciose variabili sconosciute, non me la sono sentita di buttarmi così in fretta senza avere il tempo di capire con calma in che condizioni avrei "ipotecato" i prossimi 30 anni della mia vita. E così ho perso un'occasione.

Certo una casa propria è il sogno di molti e una banca può renderlo realtà, ma ad oggi l'unica cosa certa è che tutto ha un costo, tutto si paga, e caro, perché qualsiasi sia la proposta, gli interessi della banca non si toccano. Quindi adesso, prima di lasciarmi scappare la prossima casa, ho bisogno dei vostri consigli!

18 luglio 2008

COMPAGNIE BUS PERUVIANE, CONSIGLI E ULTIMI AGGIORNAMENTI

Nel corso del nostro viaggio peruviano ne abbiamo provate veramente di tutti i colori con i bus quindi ci sentiamo di dare qualche consiglio "aggiornato" a chi si appresta ad intraprendere lo stesso tipo di viaggio. La situazione qui e' piuttosto variabile ma al momento la compagnia turistica leader e' considerata Cruz del Sur. Fate attenzione quando si dice "turistica" o "vip" perché significa che stiamo parlando di bus in condizioni abbastanza buone per uno standard europeo. Allo stesso tempo significa anche che le tariffe saranno molto piu' alte rispetto ad un bus "normale", ossia uno di quelli utilizzati dalla gente del posto.
Le differenze si riscontrano in termini di pulizia, condizioni generali del bus e soprattutto in puntualita'. I bus locali sono molto economici ma fermano ovunque per tirar su gente, non e' detto che partano in orario, la pulizia dei sedili non sara' il massimo e può capitare che vi ritroviate un peruviano con capra annessa in braccio perche' la gente continua a salire anche se non ci sono posti a sedere.
Ad esempio per un viaggio di circa 6 ore da Arequipa a Puno abbiamo pagato 13 soles a persona, che sono meno di 3 euro, con la compagnia "Destino" che però è partita con due ore di ritardo lasciandoci a congelare nella pampa dopo il tramonto con conseguente febbrone del giorno dopo...
Nonostante gli inconvenienti, provare almeno una volta un bus popolare può essere parte dell'esperienza di viaggio, possibilmente fatelo di giorno e per tragitti brevi.
La "Ormeno" è una via di mezzo tra compagnie popolari e turistiche, purchè chiediate il bus "Royal" se volete un compromesso, altrimenti le condizioni sono pessime.
Per viaggiare la notte consigliamo "Movil Tour" (siamo arrivati oggi da Huaraz a Truillo pagando 60 soles e dormendo benone al primo piano nell'"asiento cama", occhio pero' che ci sono anche i "semi-Cama" che sono meno comodi), costa meno di Cruz del Sur e si sta comodissimi con tanto di the e mini snak - desayuno (colazione). Anche con Cial abbiamo viaggiato comodi ma il biglietto costava lievemente di più.
Attenzione alle agenzie! E' sempre meglio comprare i biglietti direttemente dalla compagnia bus perche' altrimenti vi faranno pagare delle commissioni che possono essere piuttosto incisive, specialmente a Cuzco, e soprattutto in Avenida del Sol!! L'uncia compagnia che possono vendervi a prezzi reali è Cruz del Sur perché ricevono una commissione del 10% direttamente dalla compagnia, altrimenti state certi che qualcosa ci devono guadagnare rincarando il biglietto.
A meno che non abbiate molta molta fretta oppure siate senza problemi di budget, vi scongiliamo quindi qualsiasi acquisto per intermediario a Cuzco. Meglio via internet o recandosi direttamente all'ufficio della compagnia o alla stazione. A noi hanno proposto un biglietto di 35 soles super economico spacciandocelo per un biglietto turistico da 85 soles e uno di 40 soles volevano vendercelo a 120....
Buon viaggio!

CORDILLERA BLANCA SUPERSTAR

Prosegue l'avventura peruviana e al momento siamo a Huaraz. Consigliamo vivamente a tutti gli appassionati di montagna, alpinismo, ciclismo e similari di trascorrere tra queste cime almeno, almeno una settimana. Il parco nazionale Huascaran nasconde dei piccoli meravigliosi gioielli tutti da scoprire. Ieri siamo stati alla Laguna 69 e il contrasto tra il colore dell'acqua e le cime bianche e nere che la incorniciavano era davvero splendido... E ci han detto che ce ne sono anche di migliori!
Peccato che il viaggio quasi volga al termine. Ci sarebbe piaciuto fare molto di piú, arrivare ancora piu´ su...
Recuperate per noi se ne avete l'occasione!! Torneró a breve con immagini spero.

07 luglio 2008

Consigli Peruviani... E il viaggio continua, alla volta di Macchu Picchu

Il viaggio è impegnativo, la voglia di fare il più possibile tanta...
In attesa di metabolizzare queste settimane peruviane che ci sembrano già mesi, vorremmo condividere qualche consiglio fresco fresco in base alle esperienze appena fatte.
Lima: caotica e cara, meglio scappare prima possibile.
Paracas: la riserva è carina, il paesaggio ha un fascino tutto suo, particolare.
Huacacina e Ica non ci hanno fatto impazzire.
Nazca: oltre al classico volo sulle linee, merita vedere il museo Antonini con il suo bellissimo giardino (e i pavoni!!).
Arequipa ci siamo trovati benissimo a La Casa De Jael: la proprietaria è stata molto carina e premurosa, ci ha fornito un sacco di informazioni e dritte molto utili, ci ha prenotato bus e ostello a Puno senza "cobrar nada", ossia senza farci pagare un cent extra, caso più unico che raro qui in Peru, dove gli stranieri sono troppo spesso considerati limoni da spremere...
Al Colca Canyon siamo andati per nostro conto senza problemi, ci han dato degli ottimi consigli all'hostal Valle del Fuego, a Cabanaconde.
Dopo la discesa e il giro dei paesini, ci siamo trovati più che bene all'hostal da Marcial a San Juan de Chiuccho, un posto fuori dal mondo, praticamente si dorme in delle capanne, non certo un 5 stelle ma stupendo. La proprietaria, la senora Josaephina, e' stata quasi commovente.
Per le isole sul lago Titicaca sconsigliamo di prendere tour ma di andare piuttosto per conto proprio (si trovano facilmente famiglie che vi ospietranno a condizioni spartane per 10 soels) o con una guida locale.
a presto,
Cris

01 luglio 2008

VIAGGIO IN PERU (E FORSE BOLIVIA...)


Da qualche giorno stiamo vivendo all'avventura nelle lande peruviane...
il tempo scorre troppo veloce per poter scrivere...
una foto soltanto....
a presto,
Cris

23 giugno 2008

BEETHOVEN ERA PER UN SEDICESIMO NERO, di NADINE GORDIMER - IL SENSO DI FORMA CHE è L'ARTE

È una che ha sempre scritto Nadine Gordimer, una che usa la scrittura per scavare. Tesse e segue i fili delle sue storie senza negare, senza forzare, senza nascondere. Nel suo costante tentativo di aderire al vero, spesso ha allacciato il suo lavoro alla storia, lo ha ancorato fortemente ad un senso di impegno civile e umano.

Qualsiasi sia l’argomento trattato, è difficile leggerla senza riflettere, è la sua prosa che ha il merito di costringerci a farlo. Nell’esplorare le pieghe dei sentimenti, l’autrice dissemina piccoli e intimi dettagli che richiedono una lettura vigile e attenta. Altre volte, il suo raccontare ha il pregio di toccare luoghi collettivi, di rielaborare con occhio analitico i vissuti ampliando lo sguardo, guidando il lettore verso una progressiva presa di coscienza critica. Le sue storie, insomma, vanno nella direzione del trovare, anche se non si pensa di star in quel momento cercando.
di Cristina Favento

15 giugno 2008

Uomini! Intervista a Isabel Losada

Sento ogni giorno, da anni , la domanda: “dove sono finiti gli uomini interessanti?”. Le donne che se lo chiedono sono forse pazze, inspiegabilmente esigenti o soltanto deluse? Oppure la mancanza di uomini interessanti è un dato di fatto? E se così fosse, come rimediare?


Isabel Losada trascina e appassiona il lettore in una curiosa e particolare indagine socio-antropologica alla ricerca degli “uomini perduti”. Alla stregua di una volontaria in missione umanitaria, capitolo dopo capitolo, si lancia in curiose avventure e documenta le sue perlustrazioni. Una prosa semplice, scorrevole e spiritosa ci accompagna in una sorta di incalzante reportage a metà tra una guida turistica e un manuale d’istruzioni. Lo stile è quello di un abile comunicatore che tocca il cuore del discorso e che, grazie ad una buona dose di humour, sa smorzare i toni con simpatia quando l’atmosfera si fa troppo seria. Con ironia e spontaneità, unite a un pizzico di strategia, l’autrice si addentra nei reticoli della rete e degli incontri on line, esplora il mondo delle agenzie matrimoniali, si cimenta in corsi d’idraulica e di motociclismo, s’improvvisa operaio edile e sommozzatrice.
I suoi resoconti, redatti con piglio scherzosamente etnografico, risultano molto partecipi e colgono con sensibilità alcuni chiaroscuri umani. La scrittrice, nell’esplicito tentativo di mantenere un approccio onestamente analitico ed autoanalitico, accetta di mettersi a nudo di fronte al lettore e così facendo, con genuinità, spesso si fa interprete e portavoce dei pensieri inespressi di molti o, per meglio dire, di molte.
Il punto di partenza dichiarato è quello di un’autrice che incarna una generazione di donne “riflessive, energiche e che si definiscono spirituali; che hanno seguito, cioè, gli sviluppi di quello che un tempo chiamavano New Age Movement; hanno imparato a meditare; hanno scoperto i benefici dello yoga; seguono una dieta sana, prendendosi cura della propria salute; hanno perdonato i genitori per gli errori commessi quando erano piccole; in breve, sanno chi sono e non si aspettano certo che siano gli uomini a trovare risposte alle loro domande”.
Certo i luoghi comuni nei quali s’incappa sono parecchi e, da parte dell’autrice, scattano inevitabili le generalizzazioni, seppur introdotte da premesse, preamboli, se e ma, che sono un tarlo congenito del libro poiché si tratta del suo stesso presupposto: si parte proprio da una generalizzazione. D’altra parte, la stessa Losada ammette che i suoi sforzi non sono da considerarsi come un esaustivo, profondo e risolutivo approccio al “problema” ma sono piuttosto degli spunti di riflessione e di partenza, da prendere con relativa leggerezza. Si tratta insomma dell’ennesima conferma del credo autoriale - un ideale seguito ai suoi precedenti lavori Voglio vivere così. Una donna alla ricerca dell’illuminazione, del 2001, e Datemi retta, qualcosa si può fare (per cambiare il mondo) del 2006 – che, declinato in chiave di genere, inneggia al cambiamento positivo, migliorativo, all’impegno nei confronti di se stessi , della propria vita e degli altri.


13 giugno 2008

CAMPIONATI EUROPEI DI CALCIO

Non che io sia una gran appassionata di calcio ma, cresciuta appresso a mio padre - prima giocatore e poi allentaore - in quei grandi rettangoloni verdi dove si corre dietro al pallone, ogni tanto una partita, quando gioca la nazionale, me la vedo volentieri.
Dopo la disfatta con l'Olanda, speriamo che quella di stasera non sia l'ennesima delusione made in Italy, che di questi tempi ne abbiamo già troppe (vedi riferimento all'ultima trovata anti intercettazioni del governo berlusconiano, per esempio).
Certamente una partita di calcio funge da distraente rispetto ad altre questioni ben più serie, ma magari, se servisse a tirarci un po' su il morale, non sarebbe male, no?

30 maggio 2008

TUTTA LA VITA DAVANTI, intervista a Paolo Virzì

L'ultimo film di Virzì è un ritratto tristemente verosimile. Quanto i colori e il ritmo sembrano essere allegri e travolgenti, tanto più amara diventa la riflessione.

Le persone sembrano sempre più abituate a vedere il mondo fermandosi ad una superficie beffardamente illusoria.

Proprio per questo gli occhi profondi e compassionevoli di Marta sono quasi commoventi.

26 maggio 2008

Cantine aperte 2008 e Carso 2014

Storia e vino ancora una volta protagonisti negli eventi in programma in regione questo weekend. Le degustazioni di “Cantine aperte” s’incroceranno con gli itinerari di “Carso 2014”, proposti dalla Provincia di Gorizia per valorizzare vissuti e peculiarità del territorio. La tappa inaugurale, cui faranno seguito altri due appuntamenti domenicali, è prevista il 25 maggio e sarà dedicata “alla ricerca di un paesaggio invisibile”. Cicerone d’eccezione, lo storico Enrico Cernigoi, , esperto di storia della prima guerra mondiale, guiderà la prima passeggiata del ciclo 2008. Si partirà alle ore 9.00 dal Sacrario di Redipuglia e si arriverà alle 11.00 circa a Castelnuovo, per brindare assieme agli organizzatori di “Cantine aperte” e unirsi alla manifestazione nel pieno del suo svolgersi.

Coordinata dal Movimento Turismo del Vino FVG, la kermesse enologica si aprirà domani con le degustazioni a tema, alle quali sarà possibile accedere previa prenotazione diretta. Lo stesso giorno saranno organizzate anche le cene gourmet di “A cena con il vignaiolo”, iniziativa enoculinaria che ha luogo nelle tenute vitivinicole, nelle strutture agrituristiche e nei ristoranti più caratteristici della regione. Ma la giornata clou arriva appunto domenica, con un programma ricco di appuntamenti. Dalle 10 alle 18, gli enoturisti potranno degustare gli eccellenti vini del Friuli Venezia Giulia acquistando il Calice Cantine Aperte, passepartout dell’evento, i cui proventi saranno devoluti in beneficenza all’Unicef per il progetto “Uniti per i bambini, Uniti contro l’AIDS”. Grazie alla mappa di Cantine Aperte, consegnata a tutte le cantine e ai punti informativi della regione, ognuno potrà organizzare il proprio itinerario e scegliere tra oltre 100 cantine e distillerie, dislocate nelle otto zone Doc regionali.

Domenica, con partenza alle ore 9.30 dai quattro capoluoghi regionali, i “turisti del vino” potranno vivere l’esperienza di “Cantine aperte” in tutta tranquillità a bordo di quattro pullman Saf Autoservizi Fvg. Ognuno seguirà un itinerario ad hoc all’interno delle zone vocate alla viticoltura della nostra regione e farà tappa in tre o quattro cantine associate al Movimento Turismo del Vino Fvg. Il rientro è previsto alle ore 19.
Per gli amanti della natura e degli sport all’aria aperta, anche quest’anno sarà organizzata la pedalata enoturistica “Cantine Aperte Bike”, con partenza da Capriva del Friuli domenica alle ore 10.00. Il percorso tra i vigneti del Collio si snoderà passando per la Conca del Preval e il Parco di Plessiva. Lo stesso circuito, in parte, sarà anche scenario di un’emozionante gara di mountain-bike riservata agli agonisti.

“Carso 2014” tornerà, invece, con gli appuntamenti delle domeniche 1 e 8 giugno e diversi percorsi da esplorare, arricchiti anche da degustazioni di vino, formaggi e miele. Le guide accompagneranno i partecipanti a casa Gradina, Casa Cadorna e castelliere Gradina, e quindi a Monte Brestovec, Grotta Regina e alle Gallerie Cotici. Le passeggiate sono organizzate gratuitamente e si consiglia di prenotare per tempo presso Apegiramondo.it (tel. 348.7507866).
“Carso 2014” si aprirà anche alla fotografia, grazie alla mostra Prigionieri italiani nella Grande Guerra, fotodiario di Peter Naglič, allestita negli spazi dei Musei Provinciali di Gorizia a Borgo Castello, dal 20 giugno al 31 agosto. L’esposizione ospiterà oltre duecento fotografie di Naglič, appassionato fotografo e zelante soldato imperial-regio, che documentò con i suoi scatti e il suo diario la vita al Castello di Lubiana, destinato a stazione di contumacia per i prigionieri provenienti dal Fronte dell’Isonzo.
di Cristina Favento, articolo pubblicato su Il Piccolo di venerdì 23 maggio 2008

21 maggio 2008

POP ART MAN, interivsta a PIER PAOLO BISLERI

Per un progetto dedicato al teatro lirico che uscirà "a puntate" Fucine Mute, ho intervistato Pier Paolo Bisleri, direttore degli allestimenti per il Teatro Verdi di Trieste e scenografo dell’Iris andata in scena recentemente per la regia di Federico Tiezzi.



"... ho avuto la fortuna di lavorare con Andy Warhol, con Christo, che impacchettava i monumenti e con Boris, cito solo questi tre nomi per tutti. Allora quando lavoro con i tubi al neon, non posso pensare di non avere negli occhi i tubi al neon di Dan Flavin, quando faccio la scena qua intorno che vedete (siamo seduti sulle colonne e riproduzioni statuarie che comporranno la scenografia della Norma, nda) non penso al bianco marmoreo di Michelangelo ma piuttosto al bianco opaco di Segal, il famoso scultore della pop art americana che fa queste sculture rivestite di gesso e inserite in contesti urbani o particolari.
Probabilmente su una grande lastra di ferro che comporrà il pavimento della scena a teatro, ci sono Andrè Cadere o Naumann
..."

Leggi l'intervista su Fucine Mute

14 maggio 2008

MAGIE MUSICALI A VIENNA

Mentre davanti al Rathaus un pannello già segna il contdown per i campionati Europei di calcio, Vienna fiorisce e si appresta a indossare i suoi abiti migliori, intessuti di note sublimi e di primaverili appuntamenti mondani. Nel corso del “Wiener Festwochen“, che si è aperto la scorsa domenica con i Filarmonici di Vienna ad interpretare la Terza Sinfonia di Gustav Mahler, saranno anche quest’anno di casa gli eccellenti interpreti che hanno fatto della città la capitale mondiale della musica. Nelle quattro sale del Musikverein, sede della manifestazione che proseguirà sino al 15 giugno, è previsto un programma eterogeneo.

Tra i momenti più intensi del festival, ci sarà l’esibizione dell’orchestra “Koninklijk Concertgebouworchester Amsterdam”, con il baritono Thomas Quasthoff (31 maggio). Il programma prevede pezzi di Webern, Schubert e Beethoven. E non mancheranno neanche i virtuosi del pianoforte: il 27 maggio Rudolf Buchbinder, il 4 giugno Alfred Brendel ed il 6 giugno Maurizio Pollini. Un momento più giovane sarà riservato alla serata jazz con la partecipazione di Anne Sofie von Otter (29 maggio), ospite anche di altri appuntamenti.

Il 7 e l’8 giugno avranno luogo due concerti con interpreti di altissimo calibro. In occasione del centesimo anniversario della nascita di Herbert von Karajan sarà il “suo” coro, il „Singverein der Gesellschaft der Musikfreunde“ ad interpretare insieme ai Filarmonici di Vienna, diretti da Riccardo Muti, la „Messa da Requiem“ di Giuseppe Verdi, esattamente come avvenne nel 1989, all’ultimo concerto in cui i Filarmonici suonarono insieme a Karajan. Anche l’oratorio di Haydn „Le stagioni“ potrà contare su interpreti brillanti: Nikolaus Harnoncourt dirigerà il suo “Concentus Musicus Wien” e il coro “Arnold Schönberg”; vi parteciperanno in qualità di solisti Genia Kühmeier, Ian Bostridge e Gerald Finley.
Trovate a disposizione il programma completo del festival nel sito http://www.festwochen.at/. Per chi fosse interessato a più spettacoli, c’è la possibilità di scegliere tra diverse formule di abbonamento. I biglietti teatrali, inoltre, sono validi anche per muoversi a Vienna utilizzando gratuitamente bus, tram e metropolitana a partire da due ore prima dello spettacolo e sino a sei ore dopo l’inizio della performance.
Oltre al Festwochen, la generosa offerta culturale della capitale austriaca contempla mostre, opere, operette, musical, concerti, balli e feste, purché si ricordi che a Vienna è buona abitudine prenotare con anticipo. Un’interessante alternativa “last minute” sono, però, i posti in piedi messi a disposizione dalla maggior parte dei teatri a prezzi bassissimi a partire da due ore prima dell’inizio degli spettacoli. Per assistere in piedi ad uno spettacolo dalla platea dell’Opera si spendono meno di 4 euro, la metà per accedere ai posti galleria e “balkon” ben valorizzati grazie alla straordinaria acustica del teatro.

Se proprio non si riesce ad accaparrarsi un biglietto, ci si può sempre consolare all’american bar “La Divina“, allestito come un palco dell’Opera e disegnato dallo scenografo stesso del teatro. In un'ampia loggia rossa, il locale accoglie un pianoforte a coda, pareti a cupola specchiate, un bar a forma di violino, copertine originali di dischi e oltre 120 cartoline con tanto di autografi. Chi si accontenta di un semplice intrattenimento al pianoforte (operetta, swing e jazz) si troverà bene anche nella deliziosa atmosfera del “Weimar café”, frequentato dagli artisti della vicina Volksoper sin dai primi del Novecento. Agli amanti del jazz consigliamo, invece, i locali “Joe Zawinuls Birdland”, “Porgy & Bess” e “Jazzland”.

di Cristina Favento, pubblicato su "Il Piccolo" di venerdì 9 maggio 2008

VIENNA DOVE...

Weimar Café9., Währinger Strasse 68, tel. & Fax 317 12 06 www.cafeweimar.at

La Divina 1., Hanuschgasse 3, tel. 01–513 43 19; www.ladivina.at

Per prenotazioni e informazioni sul “Wiener Festwochen“:
www.festwochen.at, tel. (+43 – 1) 58922456Musikverein, 1., Karlsplatz 6, tel. (+43 1) 505 81-90; www.musikverein.at

Informazioni turistiche:
Albertina Platz, 1 (ore 9-19); www.vienna.info

Passeggiate guidate in città:www.wienguide.at

11 maggio 2008

Èstoriabus a GORIZIA, ITINERARI STORICI

Con “Eneide ed eroismo”, una performance esclusiva di e con Vittorio Sermonti, si apre giovedì 15 maggio, a Gorizia, la quarta edizione del Festival internazionale della storia, ideato e organizzato dall’Associazione culturale èStoria. Venerdì 16 si entrerà nel vivo della manifestazione che, pur garantendo spazio alla trattazione storica e storiografica, menterrà un approccio interdisciplinare con incontri, lezioni magistrali, tavole rotonde, presentazioni, performance teatrali, concerti e mostre che proseguiranno fino a domenica 18 maggio. Seguendo quest’anno il tema “Eroi”, si spazierà dall’antichità alla contemporaneità, da Ulisse a Garibaldi, da Gilgamesh a Che Guevara, dagli eroi del volo ai Supereroi dei fumetti, dai miti televisivi a quelli dello sport.
Saranno oltre cento gli ospiti che daranno vivacità e lustro all’evento, tra questi: Valerio Massimo Manfredi, Paco Ignacio Taibo II, Claude Mossè, Rose Mary Sheldon, Paul Preston, Piero Boitani, Fabio Mini, Massimo Teodori, Elisabetta Vezzosi, Carlo Massarini, Gianluca Nicoletti, Paolo Balbo, Abdon Pamich, Gianni Rivera, Richard Bosworth e Erwin Schmidl.
In occasione del Festival, riparte anche “èStoriabus”, l’iniziativa messa a punto da APT Gorizia s.p.a. e da LEG – Libreria Editrice Goriziana, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia – Turismo FVG, per viaggiare nel tempo e nella storia attraverso suggestivi percorsi culturali a Gorizia e sul territorio regionale. Quest’anno èStoriabus propone tre percorsi, di area medievale, moderna e contemporanea, durante ciascuna delle tre giornate di èStoria 2008. Le escursioni sono a numero chiuso: è possibile partecipare gratuitamente fino ad esaurimento posti (Per prenotazioni: info@estoria.it, tel. 0481.539210).
Nella prima giornata, venerdì 16 maggio, è in programma il tour "Nei luoghi della guerra veneto-austriaca per Gradisca 1615-1618" (partenza ore 9.30). L’itinerario attraverserà aree di notevole suggestione che ancora oggi testimoniano le vicissitudini di uno dei dimenticati conflitti europei dell’età moderna: dal 1615 al 1617 l'esercito della Repubblica di Venezia e quello dell'arciduca Ferdinando d'Austria si affrontarono sul territorio che dalla Val Canale giungeva a Monfalcone, sull'Adriatico, insistendo per un lungo tratto lungo il fiume Isonzo. Durante il percorso i visitatori saranno accompagnati dallo storico militare Riccardo Caimmi, che illustrerà gli aspetti salienti di questa guerra da egli stesso attentamente studiata.
Nella seconda giornata, sabato 17 maggio, il tour condurrà “Nelle terre dei Patriarchi” (partenza ore 11) e toccherà i luoghi principali del Patriarcato stesso, consentendo, con le visite al Museo Archeologico di Cividale, al Tempietto longobardo e alla Basilica di Aquileia, di comprendere la ricchezza delle vicende del medioevo friulano e di conoscere così delle autentiche perle del patrimonio turistico del Friuli Venezia Giulia. I visitatori saranno accompagnati dallo storico Paolo Cammarosano, docente di storia medievale e autore di svariati studi sulla storia del territorio.
Nella terza giornata, domenica 18 maggio, partecipando all’itinerario diretto “A Caporetto” (partenza ore 9.30), si potranno approfondire gli eventi di questo episodio chiave della Prima Guerra Mondiale, che saranno analizzati e spiegati ai visitatori, risalendo il corso dell’Isonzo, da Marco Cimmino, giornalista e storico specialista del settore, per poi essere approfonditi grazie alla visita al Museo e all’Ossario di Caporetto. Il punto di incontro per la partenza per ciascun itinerario è previsto in via Cadorna all’altezza dei giardini pubblici.